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mercoledì 20 gennaio 2016

L'autunno e i suoi colori

Anche l'autunno della vita ha le sue luci, quelle luci che non hanno le altre stagioni. Joseph Joubert

L'autunno 2015 è stato davvero mite. Anche questo inverno lo è abbastanza (fino a oggi che fa freddissimo!!!), ma non è altrettanto luminoso e colorato.


Adoro l'autunno. Non so dire se sia sempre stato così, ma ora mi piace molto.
Mi piace spostarmi in bicicletta per la città, sotto i viali spogli, le ruote che scorrono su un tappeto di foglie scricchiolanti, mio figlio dietro nel seggiolino che osserva in silenzio la meraviglia della natura. La pedalata si fa lenta e si unisce al ritmo di una stagione, che si libera del superfluo, si veste di essenziale, indossa nuovi colori, più maturi e malinconici, ma a loro modo fulgidi e lentamente va fermandosi, per prepararsi al ritiro invernale.

Il mio autunno è, si può dire, iniziato ufficialmente un anno fa, in questo stesso giorno, anzi ieri. Lo sapete, perché se c'è una parola chiave della ricerca Google che vi conduce a me, nella mia casetta-blog, è quarant'anni, spesso associata alla parola CRISI.
Con diverse varianti che vanno da "come si deve vestire una quarantenne" a "il sesso a quarant'anni" passando per “le donne e la crisi dei quarant'anni".

Un po' per ridere, ma neanche poi troppo, ho scritto nel giorno del mio compleanno un post con quaranta luoghi comuni, uno per ogni anno, che descrivono l'avvio in questa seconda fase della vita.

Infatti, volenti o nolenti, i quarant'anni rappresentano un’età di mezzo: né carne, né pesce.
Non più giovane, non ancora vecchio.
Non più tutto il mazzo di carte in mano, non ancora privo di jolly.
Non più il cassetto stracolmo di sogni, non ancora il rimbombo dell'eco.
Non più in fervente attività densa di speranze e aperta sul futuro, non ancora a riposo.

Quando Dante iniziava la sua opera divina muovendosi smarrito per una selva oscura, con i dovuti adeguamenti d’età e la trasposizione sul piano laico, si trattava a tutti gli effetti di un quarantenne alle prese con la sua crisi personale.
Ma non sarà che a forza di aspettarsi una crisi, arrivino l'ansia e la preoccupazione per la stessa?
Non sarà che ad un certo punto a forza di sentirsi ripetere che a quarant'anni sono messi in discussione punti di riferimento, valori e certezze passati, giunti al dunque ci sentiamo un po' delusi dal non provare chissà quale struggimento?

Una crisi in fondo altro non è che una scelta. Almeno così dice l’etimo della parola.
Allora è sempre tempo di crisi, è ciclicamente tempo di scegliere.
Ma quale scelta? Ha senso scegliere tra i due poli di cui quest'età è il medium: gioventù o vecchiaia? Con l'intera società che spinge verso un unico polo il cui l'imperativo è: invecchiare rimanendo giovani, dentro, fuori, negli abiti, nelle abitudini, negli interessi, nelle attività, nel corpo, nei comportamenti, nella comunicazione - ehi raga'! - ma intanto si scollina dagli anta .
Per le donne poi, invecchiare è diventato un fatto di cui vergognarsi.
Decisamente sopravvalutata la gioventù oggi, soprattutto man mano che sfugge.

Forse la scelta sta nel cogliere o non cogliere le opportunità che l'età di mezzo offre.
Conoscersi (un po') più a fondo, intendere (un po') di più come funziona il mondo, indugiare verso il futuro e saperlo non infinito, aver chiari i propri limiti e aver accolto quelle emozioni, belle e brutte, che ammantano di senso se non i giorni passati, di sicuro quelli che devono ancora venire.

È guardarsi allo specchio una mattina e scoprire forse che "nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per la diritta via, che la selva oscura era (finalmente) smarrita."

...nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una strada di colori caldi e forti dipinta, forse un po' malinconici, ma che mi donano molto.
photo in CC on Flickr


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