Quello che segue e' il patchwork di alcuni pensieri scritti mesi addietro, durante la gravidanza, durante il parto e dopo la nascita della mia prima stellina danzante. Pensieri che finalmente han trovato vita nel racconto di un viaggio speciale.
Il giorno in cui è nato Tu-tu è stato il giorno più bello della mia vita, ovviamente.
Nulla però è andato come immaginavo...
Quando ho appreso che avrebbe avuto inizio un meraviglioso viaggio dentro di me, mi trovavo a Genova, da poco trasferita dalla mia città di origine. Qui ho iniziato a girovagare alla ricerca di un ginecologo, di un ospedale, senza saper bene di cosa avessi bisogno e con poca convinzione verso quanto incrociavo sulla mia strada.
Poi ho avuto la “fortuna” di perdere il lavoro (gravidanza = termine del contratto, una triste realtà sempre più diffusa!) così ho deciso che per partorire avrei fatto come i salmoni, sarei tornata nella mia città natale.Anche a Torino però non avevo un ginecologo di fiducia e mentre cercavo di capire chi mi fosse più congeniale, ho maturato l'idea che il posto migliore dove partorire fosse per me ...la mia casa (complice e galeotta una rivista molto speciale: Il Quaderno Montessori)
Per una serie di fortunate coincidenze ho scoperto che a Torino esisteva (ed esiste tuttora) l'UNICO servizio gratuito in tutta Italia di parto a domicilio e così ho iniziato un percorso fatto di accoglienza, relazione, comunicazione, sensibilità e di una grande competenza sul funzionamento del corpo della donna e sul ruolo del bimbo in gravidanza, nel parto e nel puerperio e sulle loro innate capacità.
Ho ricevuto spunti preziosi per vivere con maggiore consapevolezza la mia gravidanza: il fulcro di questo tipo di percorso è la relazione, in tutte le sue sfumature, la relazione mamma-bimbo, ostetriche-mamma, ostetriche-bimbo, mamma-papà (i papà sono molto coinvolti) papà-mamma-bimbo-ostetriche...è questo che fa la differenza: conoscersi, fare INSIEME un percorso che arriva fino al parto, stabilire un rapporto di fiducia, evitando lo stress dell'ospedalizzazione e dell'intervento invasivo di sconosciuti che spesso seguono rigidamente dei protocolli troppo standardizzati, che non hanno sufficiente considerazione delle competenze del duo donna-bambino.
E' stata quindi un'esperienza anche formativa; tutto procedeva regolarmente e per il meglio perciò durante la gravidanza ho scelto di affidarmi solo a queste ostetriche e alla loro esperienza, oltre alle visite previste dal SSN, e non ho sentito l'esigenza di avere un ginecologo di riferimento.
ARGHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!
Non l'avevo messo in conto!
Il mio piccolino aveva “preso una posizione netta” sulla sua nascita!
Ho pianto tanto...passare dall’idea di un parto, fantasticato e romanzato, tra candele, musica e massaggi, all’idea di un cesareo programmato (e sottolinerei programmato!) in sala operatoria (aiutoooooooo) era uno schiaffo in faccia!
Avevo letto tanti libri su come un parto medicalizzato fosse dannoso per la mamma e per il bimbo, per la loro intimità, per l’allattamento, per la relazione, per complicazioni varie.
Abbiamo provato anche a vaneggiare di parti all’estero, in Olanda o in Francia, dove è consentito il parto fisiologico anche in posizione podalica del bambino, ma già mi immaginavo come Totò e Peppino a chiedere informazioni in francese "noio volevan, volevon, savuar, noio volevan savuar…".
Ho desiderato fino all'ultimo che succedesse il miracolo e ho tentato vari espedienti perchè si girasse, tra cui anche la manovra di rivolgimento, eseguita in ospedale (paradossalmente proprio ciò che volevo evitare) e da un professore specializzato, ma purtroppo non ha avuto l'esito sperato ed è stata in generale deludente (ancora oggi la mia AgrodolceMetà la definisce: traumatizzante!)
Infine arresami alla cruda verità, ho iniziato a cercare un ospedale dove affrontare il taglio cesareo, cercando di salvare alcuni parametri per me imprescindibili (allattamento al seno esclusivo e a richiesta, il rooming-in, per esempio) mentre per l'operazione, considerando che non avevo un "mio" ginecologo, mi sarei affidata al caso!
Per fortuna non è stata una lunga ricerca, un ospedale della cintura di Torino mi ha subito colpito per la filosofia di gestione delle nascite ed è stato l'unico a "concedermi" di programmare il parto a 40 settimane. Con un podalico tutti mi dicevano 38 al massimo 39, ma io volevo aspettare fino all'ultimo, il mio desiderio sarebbe stato di non programmarlo, ma non è stato possibile.
Gli ultimi giorni son trascorsi con il morale giù, cercavo di "accettare" la decisione di Tu-tu, ma non era facile. Una notte però l’ho sentito provare a girarsi con tutte le sue forze e infine cedere stremato…mi ha fatto tenerezza - voleva girarsi, ma non poteva! - l’ho sentito vicino, l’ho consolato e rassicurato.
Giunti a due giorni dalla data programmata, speravo ancora che almeno il travaglio si avviasse da sè e che Tu-tu venisse al mondo per "sua" decisione. Quella sera AgrodolceMetà era con noi, mi sono voltata verso di lui e gli ho detto "...ma lo sai che il “tuo” bimbo è proprio dispettoso?" - "...e perché?" - "Perché non ne vuole proprio sapere di nascere prima della data programmata" . Lui mi ha risposto col classico gesto che non lascia fraintendimenti (ma va a quel paese!)
Quella stessa notte durante il sonno le acque, culla del mio bimbo, esondano dai confini materni.
Erano le due. Fuori iniziava a nevicare.
Ci siamo preparati di corsa, un'occhiata alle acque per verificarne il colore e poi con calma, vista la neve, all'ospedale. In macchina si cantava e rideva come ubriachi.
Arrivati, molto tranquillamente mi hanno visitata e...Tu-tu era ancora podalico (...un po' ci speravo in un finale a sopresa) era tutto a posto mi han detto, "mettiti in stanza, tranquilla, e aspetta il cambio turno".
Così ho fatto.
AgrodolceMetà è tornato a casa a prendere delle cose e io mi son messa in un angolino buona, buona.
Verso le 3e1/2 son partite le contrazioni. Bene. Le contrazioni fan bene al bimbo.
Ho avuto le contrazioni per circa 6 ore. Erano dolorose, ma sopportabili...e in questo tempo immobile mi sono assaporata quella manciata di ore che avevo da trascorrere ancora col mio pancione. Sentivo le contrazioni e intanto ascoltavo la musica che avevo preparato per noi (per il nostro incontro) e scrivevo le mie emozioni su un foglio recuperato in giro.
Che notte magica.
Poi è arrivato il mattino e l’ora della tanto temuta operazione.
Sul tavolo operatorio in attesa di iniziare mi tremavano le gambe dal freddo e dalla paura.
Ad ogni step mi ripetevo - è andata! - : l’anestesia, l’arrivo dei medici, l’inizio dell’operazione. Sentivo tutto ciò che dicevano, i forti strattoni sul mio ventre, i commenti "uh, guarda com’è legato, poverino!"
Ad un certo punto ho sentito piangere in lontananza e un’ostetrica vicino a me mi dice “è partita la sirena!”, stupita le chiedo: “ma…e’ mio figlio?”, “sì, non te ne sei accorta che e’ uscito?”.
No, non me ne ero accorta…ero terrorizzata, forse assente e non me ne ero accorta, nè alcuno me lo aveva detto! Ancora oggi sento il peso di non aver vissuto pienamente consapevole quel momento.
Non faccio in tempo a protestare che l’anestesista fa capolino con una piccola testolina che sbuca da un fardello di coperte, io lo guardo stranita, “ma dai…è lui...sei tu…che carino!”.
Quando finalmente mi portano fuori (dopo circa mezzora), mi sento come l'eroe delle fiabe, un po' malconcio, appena conclusa la sua prova, delusa non scorgo ad attendermi AgrodolceMetà. Stava facendo il bagnetto al Tu-tu, qualche minuto e infatti arriva seguito dal lettino con il nostro piccolo che dorme. Ora lo posso abbracciare, me lo appoggiano sul petto e stiamo così, immobili, pancia a pancia, nudi, finalmente vicini, per tutto il tempo che ci serve.
Stampata nella mia mente per sempre la fotografia di quel momento.
E da qui ha inizio una storia lunghissima, di notti insonni, di allattamento conquistato a fatica (ma poi proseguito a lungo), di tenerezza, di cose da imparare, di istinti da recuperare.
Oggi Tu-tu ha diciannove mesi…è simpaticissimo, vivace, un tantino dispettoso e ha il vizio di mettersi le cose intorno al collo…chissà se c’entrano questi particolari con la nostra storia?
Chi lo sa...oggi aspettiamo un fratellino o una sorellina, un nuovo viaggio da intraprendere insieme di cui il parto è veramente solo una part…enza! Ma si sa che chi bene incomincia…
Con questo bimbo vorrei provare a fare il parto naturale, però lo dico piano e conservo questo segreto nel mio cuore. Il primo insegnamento ricevuto dalla maternità è che in fondo bisogna sapere accettare che le cose vanno come devono andare e bisogna prendere il meglio.
Ogni donna in dolce attesa, sa da sè cos'è il meglio per lei e il suo bambino e affronta ciò che c'è da affrontare per ri-nascere nel suo nuovo ruolo di madre.
Per natura però abbiamo la fortuna di vivere un'esperienza grande e mistica, vale la pena di affrontarla nella piena consapevolezza della propria essenza femminile.
Nessun commento:
Posta un commento