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martedì 3 novembre 2015

Di Cresime, adolescenza e spalline anni 80

Alcune domeniche addietro siamo stati alla Cresima di una cara nipote.
Sul sacramento in sé non ho molto da dire, a parte la difficoltà di spiegare ai bimbi un rito religioso senza utilizzare contenuti religiosi. 
Intendo dire che da qualche tempo ho scoperto di avere una posizione vicina al noncognitivismo-teologico-agnostico-sbiriguda-quintana.
Insomma etichette a parte, è un po' che la penso come la penso: non saprei dare una definizione di dio e per questo ritengo di non dovermene occupare troppo. Spero dio possa perdonarmi.

Ad ogni modo quello che mi interessa e riuscire a fornire ai miei figli una spiegazione il più possibile neutrale dell'esistenza delle religioni, di quella cristiana che ovviamente conosco meglio, ma soprattutto vorrei che imparassero il rispetto per le scelte e il pensiero differenti.
Io della mia Cresima, tra l'altro, non ricordo quasi nulla.
Mi scuso ora con chi in quell'occasione avesse avuto l'illusione che ci fosse della reale consapevolezza in ciò che stavo facendo.

Solo una cosa non posso dimenticare ed è (ma guarda un po') l'abito che indossavo. 
Così come ricordo l'abito della Comunione, entrambi manufatti delle abilità materne.
Ma se nel primo caso il vestito mi aveva trasformata in una delicata creatura fatata, nel secondo, complice quell'età in cui si cresce a blocchi (ad es. prima i piedi e poi tutto il resto, per dirne una) sembrando più la caricatura di se stessi che l'originale, apparivo piuttosto come la mescolanza tra i cugini di campagna e la sora Lella, ma quest'ultima in versione grissino.
Erano gli anni 80 e la moda attraversava un momento florido, ma evidentemente esprimeva anche un intenso disagio psicologico della categoria degli stilisti che partorivano abominevoli mostruosità.
Come le spalline.
Anche la mia giacchetta in pied de poule bianco e nero (oggi sarebbe deliziosa), ne era provvista. Senza aver nulla da invidiare alle protezioni dei rugbisti. 
Ma non sarebbero stati veri anni 80 se la stessa giacca non avesse avuto anche il doppio petto, la vita stretta e...corta. Fino a qui: cugina di campagna.
Il seguito più sora Lella o in alternativa crocerossina anni 50.
Una gonna a mezza ruota tinta panna della lunghezza casta e castigata fino al polpaccio. Completavano il tutto: calze velate bianche mai sufficientemente coprenti per un'adolescente mediterranea, paperine basse, un taglio di capelli scalato ad ananas, incarnato diafano-esangue e l'ombra dell'impietoso baffetto adolescenziale.
Ho una foto che nelle mani sbagliate potrebbe fornire un mezzo di ricatto molto potente. (Per esempio nelle mani di mio fratello qualche anno fa!)

Nella foto non sorridevo molto. C'era poco da ridere.
La mia mamma si era impegnata tanto e non potevo deluderla (troppo) con le mie rimostranze sul risultato di cotanta dedizione, forse anche per questo nella foto avevo quell'espressione di disagio di chi nei sogni si scopre nudo in mezzo a gente vestita!
Potenza dell'abito giusto e di quello sbagliato...nel momento sbagliato!

Sbagliato era infatti il momento storico, perchè io quella giacca, riflettevo proprio la domenica della Cresima, se l'avessi oggi, me la metterei, con orgoglio.

Oggi la saprei riempire con stile, non come un manichino infagottato e poi le spalle larghe servono sempre ad una mamma.
La mia lo sapeva è sapientemente con gran previdenza ne aveva abbondato.

Come mi vedevano i miei genitori nel giorno della Cresima

Come mi descriveva mio fratello ai suoi amici
E cavoli erano gli anni 80! E io avrei voluto vestirmi così alla mia Cresima!

E tu? Hai il coraggio di raccontare come eri vestito il giorno della tua Cresima?

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