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mercoledì 11 ottobre 2023

E arrivò anche la Guerra

La pandemia è ormai lontana, siamo a fine 2023. Quasi nessuno ci pensa più, a volte quando torna la memoria di quei giorni in un gruppo di persone, ci si guarda perplessi e qualcuno che dice "sembra impossibile che ci sia stata una pandemia" c'è sempre.

Già, siamo i maestri della rimozione, del lasciarsi alle spalle i momenti brutti. E' un meccanismo di difesa, ma anche di sopravvivenza, per ricominciare, per far nascere un'alba nuova.

Ma se la rimozione si porta via anche la consapevolezza dei sentimenti vissuti, non c'è crescita vera, c'è solo un andare avanti ripetendo gli stessi errori, è una coazione a ripetere.

Ci ritroviamo qui punto e a capo, dicevamo "ne usciremo migliori". Ne siamo usciti peggiori.

C'è un Pianeta che sta urlando il suo SOS disperato, senza che nessuno ascolti veramente. Così a tratti in varie parti del mondo la furia di eventi catastrofici estremi travolge territori mette in ginocchio comunità, ma fino a quando "tocca agli altri"... andiamo avanti.

Ci sono popoli che soffrono, che scappano da guerre, carestie, povertà. Così a tratti sentiamo parlare di questi disperati che si riversano sulle coste dell'occidente con un piccolo barlume di speranza, ma non sono in salvo nemmeno quando giungono sulla terra ferma.
Ancora una volta, fino a quando "tocca agli altri"... andiamo avanti.

Ci sono delle famiglie che in silenzio stanno perdendo diritti, voce, speranze per il futuro dei propri figli. Così a tratti qualcuno non ce la fa più e si ritrova a fare la coda davanti alla Caritas dopo che si è visto sottrarre anche l'ultima boccata di ossigeno che gli era stata concessa. Fino a quando "tocca agli altri"... andiamo avanti.

Ci sono immagini e racconti terribili di guerre più vicine e più lontane che ci atterriscono, ci lasciano sconvolti. Eppure ci facciamo dominare dalle parole di odio e non ci sottraiamo ad una narrazione di fazioni per prendere necessariamente le parti e le ragioni di una contro l'altra e una delle due deve per forza rappresentare il Male assoluto. Una narrazione semplice, comoda, rassicurante, che ci permette di mettere in qualcun altro quei difetti inaccettabili che sono anche dentro di noi, dove non vogliamo guardare.

Narrazioni che non porteranno mai a nessuna pace, che sono buone solo per soffiare sul fuoco e alimentare la violenza.

Il punto è che tutto questo in realtà non riguarda solo gli altri... in un mondo iperglobalizzato, siamo anche iperconnessi, possiamo sentirci al sicuro e indubbiamente lo siamo rispetto a certe situazioni di disperazione, ma in fondo dentro di noi sentiamo tutta l'angoscia degli anni fragili e incerti che stiamo vivendo. 

E non è solo un pensare che sopraggiunge con l'età, oramai mi affaccio sui 50 e inevitabilmente sento tutta la precarietà dell'esistenza, ma purtroppo anche i ragazzi, i miei sono ormai adolescenti e preadolescenti, che dovrebbero essere lontani da questi sentimenti, avvertono il peso di un mondo sempre più difficile, di una umanità che invece di rinsavire si sporge sempre più pericolosamente sull'orlo del baratro.

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