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domenica 26 aprile 2020

"È come una guerra", SignorSÌsignore!

- Buongiorno, sono una giornalista del gazzettino del popolino vorrei domandare se mi sa dire a livello economico quanto costa alla nostra regione questa tragica emergenza?

- Vuole sapere quanto ci costa? Lo vuole sapere, semplice: quanto una guerra!


- Ah! SignorSÌsignore! come una guerra... Ma quanto costa una guerra Signore?

 - Una guerra costa come una guerra

- SignorSÌsignore! Può essere un po' più preciso Signore? Intende come una guerra di due mesi Signore? O di anni? Una guerra interna o una guerra tipo per conquistare la Jacuzia? O come la guerra di Crimea Signore?

 - una guerra contro un virus idiota

- SignorSÌsignore! Siamo in guerra contro un virus Signore, se vinceremo costringeremo il vinto a pagare i danni?

- ti sembra possa pagare un virus?

- SignorNOsignore! Chi pagherà allora?

 ...

- Sta guardando me Signore?

...

- SignorSÌsignore pagherò io! Posso sapere quanto?

- Certo! Come una guerra


Perché ci piace tanto parlare di guerra in questo momento?
Perché siamo affascinati dalle parole di guerra, dal linguaggio del combattimento per descrivere questa situazione che ci ha travolto?
All'inizio mi sembrava "normale", poi si è fatto strada in me un dubbio... cosa succede alla fine di una guerra?
Ci saranno dei vinti e dei vincitori, dei losers e dei winners (per dirla come in un videogioco, linguaggio che sta diventando fin troppo familiare tra i ragazzi)
Ci sarà chi avrà attraversato la tempesta senza riportare troppi danni e chi, partito attaccato ad una trave di legno, arriverà malconcio.
La guerra però è guerra, e tutto ciò sarà normale, perché nel linguaggio della guerra è già scontato che ciò deve accadere, anzi non è una vera guerra se qualcuno non cade vinto.

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