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giovedì 25 febbraio 2016

Il tesoro è sulla X

Da quando per casa circolano terribili pirati che nascondono i loro tesori negli anfratti più reconditi descrivendone la segreta ubicazione in geroglifiche mappe, la X è diventata simbolo indiscusso di inestimabili fortune.
Infatti anche per me, l'arrivo sulla X, a cui mi ha condotto questo fruttuoso week end, mi ha fatto riscoprire antichi tesori, sepolti sotto i miei occhi, da tempo incapaci di scorgerli.
La X di cui parlo è quella con cui è stata etichettata la mia generation ed in particolare l'adolescenza di quelli della mia generation, ovvero i quasi-quarantenni-barra-cinquantenni di oggi.
Complici dell'arrivo sulla X, sono state due attività che da tempo non svolgevo più: la prima, andare a teatro, la seconda, fare teatro. Entrambe vive passioni di un passato, ormai remoto, per ciò che esiste fuori di me, ma che dentro di me è bastato un attimo per riportarle ad un tempo infinitamente presente, quale è il tempo dell'emozioni, che fondamentalmente se ne sbattono della "inutile" dimensione temporale.

Ciò che mi ha ricondotto a quelle sensazioni, sono state sicuramente le canzoni indie-rock di un gruppo che non conoscevo sufficientemente bene (ma sto recuperando), i tre allegri ragazzi morti, e l'atmosfera tormentata che accompagna le vicende dei protagonisti che le interpretano nel musical tratto da un fumetto: cinque ragazzi adolescenti zombi, metafora di un'esistenza alienante, alle prese con avvenimenti che agitandoli nel profondo provano in realtà la loro viva sensibilità .

Come non andare col pensiero all'adolescenza di qualsivoglia generazione, terreno di aspra lotta per l'affermazione di sé come adulti, in una società che nicchia nel cedere il testimone e nella quale il giovane fatica a riconoscersi ricevendo per questo accuse di apatica accidia?

Come non scendere giù alle sensazioni che hanno accompagnato noi nati tra il '70 e l'80, adolescenti in un epoca in cui si iniziavano a percepire le prime avvisaglie di inceppamento di un sistema sociale che dietro alla delirante pretesa di infallibilità e invincibilità, nascondeva grosse falle?

Come non immergersi nelle emozioni della propria adolescenza, in cui interpretando il disagio di una intera età di coetanei, si inseguono le lotte personali per l'espressione di un Io che ha innanzitutto fame di libertà?

Io, per esempio, mi esprimevo attraverso il teatro, ma non solo, attraverso la danza, la musica il disegno... tutte attività che mi facevano sentire viva, riconciliandomi con le contraddizioni tipiche di quell'età.

Diventando grande, come spesso succede, la lotta personale, non l'ho persa, ma abbandonata.

Mi son lasciata docilmente trasportare dalla corrente verso lidi già battuti, più rassicuranti.
Non troppo lontani, non troppo esotici.
Lidi da cui oggi prendo serenamente, senza rimpianti, le distanze, perché oggi conosco qual è la mia personale corrente.
E mi sento come un mandala completo solo quando ritrovo in qualche anfratto della mia personalità i tratti di quell'adolescenza sfuocata, evanescente, ma piena di emozione.

Lo so che la X che accompagna la mia generazione non è propriamente un complimento.
Lo so che ci han definiti "senza identità", perché non ci adattavamo a quella preconfezionata per noi, ci han chiamati "bamboccioni" dopo averci tolto i mezzi per immaginarci una vita e "choosy" mentre laureati ci pagavamo il master servendo le patatine in birreria, ma sognando la redazione di un giornale.

Ma il tesoro è lì, nella nostra adolescenza, dove c'è quella X.


La più tormentata, sofferta, incerta o "persa" (si ha sempre la sensazione di non aver sfruttato tutte le occasioni della gioventù), è comunque il punto cruciale di snodo tra l'infanzia e il mondo adulto, è un concentrato di energia creativa, è la chiave che apre il forziere del (nostro) tesoro.

2 commenti:

  1. Tornare a quella ribellione è il modo migliore per non temere quella degli adolescenti odierni...un bel viaggio dentro di sé!

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    Risposte
    1. Vero Alessia!
      E' venuto in mente anche a me questo pensiero...mi ha fatto tenerezza pensare a come quella sensazione di estraneità che vivono i ragazzi, sia la stessa nostra alla loro età, la ruota gira e le emozioni che riguardano l'evoluzione di ogni essere umano, si ripetono, rivivono nelle nuove generazioni, le "vecchie" non dovrebbero dimenticarlo! :)

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