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lunedì 23 giugno 2014

Quei terribili due

No, non è il titolo di un sequel del genere comic western (uno per tutti: "Lo chiamavano trinità") né tanto meno un riferimento ad una coppia di ingestibili pesti.
Terrible two è il soprannome che in America hanno dato al periodo che intercorre tra i 18 mesi e i 3 anni di vita di un bambino.
Questi terribili due anni sono identificati come la fase in cui emergono i primi capricci, i primi no e una generale marcata iperattività (nuova rispetto alla precedente semi-staticità) che mette a dura prova l'energia e la pazienza dei genitori.
Dalla mia esperienza personale, prima con Nick e ora con Jack che è in piena crisi dei due anni, questo non è tanto il periodo dei no o dei capricci, ma è il periodo dell' IO SCIOLO. Che tradotto significa io-solo.
E non credo servano tante spiegazioni su cosa significhi per lui...ma anche per me!

C'è qualcosa da aggiustare? O meglio ancora da rompere? Ci penso io!!!!!
Chupito vuole fare tutto da solo: mangiare, bere, vestirsi, lavarsi, ma non le operazioni semplici a lui accessibili e che già francamente padroneggia, vuole affrontare le sfide, le operazioni più complesse: preparare il tavolo, tagliare col coltello (possibilmente quello più affilato della casa!), versarsi da bere nel bicchiere, infilarsi le scarpine, lavarsi il sederino (...e tutto il pavimento insieme!) e poi ovviamente vuole decidere "da sciolo": cosa mangiare, quale mezzo utilizzare per la passeggiata, cosa fare durante la giornata, quando andare a dormire... tutte decisioni teoricamente praticabili, ma non sempre conciliabili con le esigenze del nucleo famigliare.
Non sono proprio capricci. Sono espressioni di una volontà individuale (come quella di un adulto), che non è ancora in grado di capire completamente i propri limiti fisici e quelli dell'ambiente che gli sta attorno!
Non è affatto semplice soddisfare tutte queste richieste. A volte è impossibile assecondare le richieste legittime dei bambini, figuriamoci quelle che ci sembrano non opportune! E questo può essere grossa fonte di stress, senso di colpa e frustrazione per un adulto, per questo si fa prima a catalogarli come "capricci", come futili ostinazioni dell'infante.
Nel nostro (arduo!) compito di genitori può forse venirci in aiuto il cercare di affrontare questa fase con la consapevolezza che si tratta di uno stadio dello sviluppo e che le manifestazioni di autonomia ed indipendenza e la naturale difficoltà di gestione da parte nostra, siano tutti processi che rientrano in un normale sviluppo.
Senza timori di eccedere in "sì" che possano generare vizi e senza cascare nel luogo comune che tutti "no" generino virtù!

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