tag:blogger.com,1999:blog-39752559933183677092024-02-19T08:54:20.098-08:00Una mamma (il caos) e due stelle danzantiper mamme in controtendenzavalhttp://www.blogger.com/profile/05039072658832821352noreply@blogger.comBlogger130125tag:blogger.com,1999:blog-3975255993318367709.post-34810777824258819852023-10-11T23:48:00.006-07:002023-10-12T00:07:57.500-07:00E arrivò anche la Guerra<p>La pandemia è ormai lontana, siamo a fine 2023. Quasi nessuno ci pensa più, a volte quando torna la memoria di quei giorni in un gruppo di persone, ci si guarda perplessi e qualcuno che dice "sembra impossibile che ci sia stata una pandemia" c'è sempre.</p><p>Già, siamo i maestri della rimozione, del lasciarsi alle spalle i momenti brutti. E' un meccanismo di difesa, ma anche di sopravvivenza, per ricominciare, per far nascere un'alba nuova.<span></span></p><a name='more'></a><p></p><p>Ma se la rimozione si porta via anche la consapevolezza dei sentimenti vissuti, non c'è crescita vera, c'è solo un andare avanti ripetendo gli stessi errori, è una coazione a ripetere.</p><p>Ci ritroviamo qui punto e a capo, dicevamo "ne usciremo migliori". Ne siamo usciti peggiori.</p><p>C'è un Pianeta che sta urlando il suo SOS disperato, senza che nessuno ascolti veramente. Così a tratti in varie parti del mondo la furia di eventi catastrofici estremi travolge territori mette in ginocchio comunità, ma fino a quando "tocca agli altri"... andiamo avanti.</p><p>Ci sono popoli che soffrono, che scappano da guerre, carestie, povertà. Così a tratti sentiamo parlare di questi disperati che si riversano sulle coste dell'occidente con un piccolo barlume di speranza, ma non sono in salvo nemmeno quando giungono sulla terra ferma. <br />Ancora una volta, fino a quando "tocca agli altri"... andiamo avanti.</p><p>Ci sono delle famiglie che in silenzio stanno perdendo diritti, voce, speranze per il futuro dei propri figli. Così a tratti qualcuno non ce la fa più e si ritrova a fare la coda davanti alla Caritas dopo che si è visto sottrarre anche l'ultima boccata di ossigeno che gli era stata concessa. Fino a quando "tocca agli altri"... andiamo avanti.</p><p>Ci sono immagini e racconti terribili di guerre più vicine e più lontane che ci atterriscono, ci lasciano sconvolti. Eppure ci facciamo dominare dalle parole di odio e non ci sottraiamo ad una narrazione di fazioni per prendere necessariamente le parti e le ragioni di una contro l'altra e una delle due deve per forza rappresentare il Male assoluto. Una narrazione semplice, comoda, rassicurante, che ci permette di mettere in qualcun altro quei difetti inaccettabili che sono anche dentro di noi, dove non vogliamo guardare.</p><p>Narrazioni che non porteranno mai a nessuna pace, che sono buone solo per soffiare sul fuoco e alimentare la violenza.</p><p>Il punto è che tutto questo in realtà non riguarda solo gli altri... in un mondo iperglobalizzato, siamo anche iperconnessi, possiamo sentirci al sicuro e indubbiamente lo siamo rispetto a certe situazioni di disperazione, ma in fondo dentro di noi sentiamo tutta l'angoscia degli anni fragili e incerti che stiamo vivendo. </p><p>E non è solo un pensare che sopraggiunge con l'età, oramai mi affaccio sui 50 e inevitabilmente sento tutta la precarietà dell'esistenza, ma purtroppo anche i ragazzi, i miei sono ormai adolescenti e preadolescenti, che dovrebbero essere lontani da questi sentimenti, avvertono il peso di un mondo sempre più difficile, di una umanità che invece di rinsavire si sporge sempre più pericolosamente sull'orlo del baratro.</p>valhttp://www.blogger.com/profile/05039072658832821352noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3975255993318367709.post-59681769127311526812020-08-02T05:18:00.008-07:002022-05-03T04:31:48.129-07:00La lezione del cactusCome stai? Serena, ma variabile.<br />Con probabilità di aumento costante di ansie e preoccupazioni per l'avvistamento di addensamenti cumuliformi grigi e minacciosi all'orizzonte, ma vivendo anche improvvise e inaspettate schiarite nella tempesta.<br />
Sono meteopatica, luna-patica, vento-patica, ormoni-patica e subisco anche gli effetti degli eventi e degli altri, insomma tutto o quasi mi attraversa e ha su di me la sua influenza. Figuriamoci una pandemia.<br />
<span></span>Ci siamo da poco lasciati alle spalle le lunghe settimane in lockdown, trascorse a fare il pane, la pizza, i dolci, ad impastare pensieri con la farina, che spariva dagli scaffali e rimanevano solo i pensieri, asciutti e duri, pensieri azzimi, che neppure il lievito si trovava più.<br />
<span><a name='more'></a></span>Abbiamo allora generato pazientemente la pasta madre, per vederla crescere, diventare "grande", praticamente autonoma.<div>Abbiamo cercato mascherine, rare come la farina, rara come il lievito, per ripiegare anche qui sul fai da te. Abbiamo telefonato alla guardia medica preoccupati per una febbre, per ascoltare la vera disperazione dall'altro capo del telefono. Ci siamo meravigliati di quanti cani ci fossero nel quartiere, abbiamo sospettato dei "runner da quarantena", ci siamo lamentati dei compiti, per chi troppi, per chi pochi, e abbiamo subìto l'iperattività della chat delle mamme. Settimane trascorse ad indignarci di quelli che non mantengono le distanze, di quelli che tengono la mascherina solo sulla bocca e non sul naso, di quelli che non rispettano le regole, di chi se le confeziona ad personam.<br />
Siamo diventati cintura nera di smartworking "in meno di 4 lezioni!". Gestito plurivideoconferenze in simultanea a pranzi e richieste lavorative con analisi grammaticali, inventato con molta fantasia spazi in una casa dai metri quadri limitati. Ho visto cose che da impiegata d'ufficio non avrei mai potuto immaginare.<br />
<span style="background-color: white;">Abbiamo seguito più workout in queste settimane che in tutto il 2019. A dire il vero anche del 2018. Visto documentari e visitato la Statua della Libertà dal divano.</span><br />
<span style="background-color: white;">Abbiamo imparato a tenere la distanza, ma non abbiamo imparato a prendere le distanze, dai pensieri tossici, per esempio o dal superfluo accumulato compulsivamente nelle nostre vite.</span><br />
Abbiamo lavorato tanto, anche in congetture, tessuto trame di scenari futuri di giorno, disfatte poi la sera davanti alle trasmissioni unificate. Combattuto crociate contro i maledetti videogiochi e sconfitto la noia infinita dei bimbi utilizzando i benedetti videogiochi. Abbiamo affrontato la paura, adulta, di fare le piccole cose quotidiane: buttare la spazzatura, fare la spesa... fare il giro dell'isolato senza il cane.<br />
Un periodo di lunga convivenza con l'insonnia, la rabbia e l'ansia. Con se stessi.<br />
Un periodo passato a fare i conti, con la consapevolezza che siamo niente.<br />
Abbiamo atteso con angoscia l'arrivo della <span style="background-color: white;">fase 2, guardato indietro tirando un un po' fiato e avanti trattenendolo.</span><br />
Siamo usciti dalle case timorosi e assetati di contatto: con la Natura, con la quotidianità, con gli altri, ma già eravamo goffi prima, figuriamoci dopo la clausura. Vorremmo berne a garganella di socialità, ma riusciamo a fare solo piccoli sorsi, facendo bene attenzione a non immergerci veramente nell'altro, per paura di naufragare.<br />
Ci piacerebbe pure fingere che non fosse successo nulla.<br />
Dimenticare, passare oltre, e finiamo per confinare memorie scomode in qualche parte recondita di noi, che quando cambia il tempo si fa sentire.<br />
A me per esempio sono comparse le palpitazioni. Da brava signora di mezz'età che si rispetti. Saranno questi capelli grigi affiorati dalla quarantena da parrucchiere o sarà che passano gli anni, il mio cuore si è messo a fare il tamburo di Jumanji.<br />
Ho deciso che non mi preoccuperò troppo (per ora) lo lascio fare, ogni tanto lo ammonisco "keep calm", lui se ne sta, ma al minimo battito di ali di farfalla dall'altra parte del mondo, nel mio petto parte un uragano. Non penso sia troppo grave, credo che sia la voglia di vivere, che pulsa più forte in un mondo che si riscopre mortale, un brusco (ma breve) risveglio dalla Madre delle rimozioni.<br />
Ci hanno detto che il lockdown ci ha fermati, in realtà io ho visto tutto muoversi molto.<br />
I miei figli, per esempio, sono diventati grandi.<br />
Sono entrata in lockdown senza accorgermi dell'avvio lento, ma burrascoso del fermento ormonale, esco dalla clausura casalinga con un preadolescente e l'altro che lo segue a ruota.<br />
Io ho ripreso a dipingere. Il mio cactus a fare fiori.<br />
Una sequela di splendidi fiori fucsia e rosa, belli come i fuochi d'artificio quando sei in vacanza. </div><div>Se sei bouganville o rosa, la gente si aspetta che tu fiorisca, è normale. Quando non succede, si resta delusi, magari ci si preoccupa, ma se sei un ponfetto bassotto pieno di aculei nessuno si aspetta niente da te. Anzi ancora grazie che tu resista alle intemperie e ai lunghi periodi di siccità di cure.<br />
Che poi è la lezione del cactus: ognuno hai i suoi tempi e i modi per sbocciare e la sua volontà di farlo. <div>C'è chi per fiorire vorrebbe sempre il Sole caldo sopra di sé e i piedi a bagno nell'acqua fresca; c'è chi invece, quando arriva il suo momento, non ci rinuncerebbe mai, nemmeno tra le spine. Nemmeno si fermasse il mondo.</div><div><div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-k2NiGS6r2yE/Xyat2A1eF1I/AAAAAAAAW0I/Eb1CAWYHZBQzvlog_pdsQaEqWMA1R_MUACNcBGAsYHQ/s1280/photo_2020-08-02_14-12-33.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1280" data-original-width="994" height="640" src="https://1.bp.blogspot.com/-k2NiGS6r2yE/Xyat2A1eF1I/AAAAAAAAW0I/Eb1CAWYHZBQzvlog_pdsQaEqWMA1R_MUACNcBGAsYHQ/s640/photo_2020-08-02_14-12-33.jpg" /></a></div><div><br /></div></div></div></div>valhttp://www.blogger.com/profile/05039072658832821352noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3975255993318367709.post-41146044774634240552020-04-26T07:56:00.004-07:002023-10-11T23:19:52.698-07:00"È come una guerra", SignorSÌsignore!- Buongiorno, sono una giornalista del gazzettino del popolino vorrei domandare se mi sa dire a livello economico quanto costa alla nostra regione questa tragica emergenza?<br />
<br />
- Vuole sapere quanto ci costa? Lo vuole sapere, semplice: quanto una guerra!<br />
<br />
<a name='more'></a><br />
- Ah! SignorSÌsignore! come una guerra... Ma quanto costa una guerra Signore?<br />
<br />
- Una guerra costa come una guerra<br />
<br />
- SignorSÌsignore! Può essere un po' più preciso Signore? Intende come una guerra di due mesi Signore? O di anni? Una guerra interna o una guerra tipo per conquistare la Jacuzia? O come la guerra di Crimea Signore?<br />
<br />
- una guerra contro un virus idiota<br />
<br />
- SignorSÌsignore! Siamo in guerra contro un virus Signore, se vinceremo costringeremo il vinto a pagare i danni?<br />
<br />
- ti sembra possa pagare un virus?<br />
<br />
- SignorNOsignore! Chi pagherà allora?<br />
<br />
...<br />
<br />
- Sta guardando me Signore?<br />
<br />
...<br />
<br />
- SignorSÌsignore pagherò io! Posso sapere quanto?<br />
<br />
- Certo! Come una guerra<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-V-pRHq44nPQ/XqWhBv07WNI/AAAAAAAAWAY/wYjvu_4YFbYa32hWMFOp7aUknj_ptuF0ACNcBGAsYHQ/s1600/20200426_165417.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="850" data-original-width="622" height="400" src="https://1.bp.blogspot.com/-V-pRHq44nPQ/XqWhBv07WNI/AAAAAAAAWAY/wYjvu_4YFbYa32hWMFOp7aUknj_ptuF0ACNcBGAsYHQ/s400/20200426_165417.jpg" width="292" /></a></div>
<br />
Perché ci piace tanto parlare di <i>guerra </i>in questo momento?<br />
Perché siamo affascinati dalle parole di guerra, dal linguaggio del <i>combattimento </i>per descrivere questa situazione che ci ha travolto?<br />
All'inizio mi sembrava "normale", poi si è fatto strada in me un dubbio... cosa succede alla fine di una guerra?<br />
<blockquote class="tr_bq">
Ci saranno dei vinti e dei vincitori, dei <b>losers </b>e dei <b>winners</b> (per dirla come in un videogioco, linguaggio che sta diventando fin troppo familiare tra i ragazzi)</blockquote>
Ci sarà chi avrà attraversato la tempesta senza riportare troppi danni e chi, partito attaccato ad una trave di legno, arriverà malconcio.<br />
La guerra però è guerra, e tutto ciò sarà normale, perché nel linguaggio della guerra è già scontato che ciò deve accadere, anzi n<b>on è una vera guerra se qualcuno non cade vinto</b>.<br />
<br />valhttp://www.blogger.com/profile/05039072658832821352noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3975255993318367709.post-25339988547711374992020-03-17T02:00:00.000-07:002020-07-21T06:48:23.741-07:00Diario della Capitana, data astrale 17 Marzo, anno duemilaventiL'emergenza che il nostro Paese sta affrontando ormai da settimane, mi spinge a tornare a scrivere su questo blog.<br />
Siamo chiusi in casa ormai da 10 giorni e mentre il mondo fuori sembra a tratti immobile (solo a tratti, perché purtroppo si vede ancora troppa gente in giro!) la frenesia sembra non placarsi dentro casa.<br />
<a name='more'></a><br />
Lavoro, scuola, attività varie, scout, sport virtuali, incontri sui balconi, incontri in video, aggiornamenti professionali in remoto, chat, videoconferenze, tutto sembra dover procedere paradossalmente con i ritmi precedenti, sembra che in nessun modo vogliamo accettare di doverci fermare, magari a riflettere un attimo su ciò che sta succedendo, ma dobbiamo trovare strategie alternative per andare avanti, per continuare a fare lo stesso tutto quello che facevamo prima, anzi di più.<br />
<br />
<blockquote class="tr_bq">
Arrivo alla sera stremata! Nonostante la clausura domestica, nonostante noi non si esca per nessuna ragione.</blockquote>
<br />
In questa situazione, ieri <i>chattando</i> con una amica alla sua prima gravidanza, mi sono resa conto, che come me nella sua stessa condizione, era difficile per lei comprendere quanto la nuova condizione le chiedesse di <b>rallentare, rallentare e rallentare, fino quasi a fermarsi</b>.<br />
Questo è stato l'aggancio per una riflessione sulla attuale condizione che coinvolge tutta la società.<br />
<br />
Come per la gravidanza, durante tutti i nove mesi, la società continua a ripeterti il ritornello ipnotizzante: "non sei malata", "puoi continuare a fare le cose di prima", "non è cambiato nulla", così in questa situazione, mi sembra che si continui a negare che tutto ciò ci ha cambiato, ci sta cambiando e che non possiamo continuare a fare quello che si faceva prima.<br />
<br />
La negazione è tra i principali meccanismi di difesa descritti da Freud e senza scomodare la psicoanalisi, non ci vuole molto per capire l'illusione nella quale la Vita stenta ad emergere, con gravissime conseguenze sulle azioni dannose che per esempio continueremo a ripetere senza prendere mai consapevolezza dei nostri veri bisogni. Questa poteva essere un'occasione.<br />
<br />
Come in una nevrosi collettiva, continuare a negare e non accettare di fermarsi ad "ascoltare", significa non cambiare mai, paradossalmente significa davvero stare fermi, senza evolvere.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-KjlRNzfkQ68/XqFagjMbXCI/AAAAAAAAV-Q/hSrJeIt0yiweGWLPaBtN2VxudGsCJrfnACNcBGAsYHQ/s1600/enterprise-tos.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="800" data-original-width="1280" height="400" src="https://1.bp.blogspot.com/-KjlRNzfkQ68/XqFagjMbXCI/AAAAAAAAV-Q/hSrJeIt0yiweGWLPaBtN2VxudGsCJrfnACNcBGAsYHQ/s640/enterprise-tos.jpg" width="640" /></a></div>
<br />valhttp://www.blogger.com/profile/05039072658832821352noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3975255993318367709.post-60508840260941420522018-03-19T10:13:00.003-07:002018-03-19T10:18:03.319-07:00L’altra me, nell’universo parallelo delle non-rinunce.<div dir="ltr">
La notizia di oggi che esiste un <a href="http://www.ansa.it/canale_scienza_tecnica/notizie/spazio_astronomia/2018/03/19/al-di-la-del-big-bang-un-universo-speculare-al-nostro-_79c03e9a-03a7-4fc4-9645-fc025ca3900a.html">Universo parallelo e speculare al nostro all'approssimarsi del Big Bang</a>, mi ha ricordato questa bozza scritta ad Aprile del 2015 e mai pubblicata; vista l'attualità e l'intuizione scientifica che la caratterizza, mi sembra giusto farlo ora. :)</div>
<div dir="ltr">
<br /></div>
<div dir="ltr">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-MJ88jtbO-LM/Wq_whkUa3yI/AAAAAAAAG6k/TQ-Jiwjv_agR2StgEXyvX-Et5ZWjHuZ4gCLcBGAs/s1600/multiverse.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em; text-align: center;"><img border="0" data-original-height="536" data-original-width="750" src="https://3.bp.blogspot.com/-MJ88jtbO-LM/Wq_whkUa3yI/AAAAAAAAG6k/TQ-Jiwjv_agR2StgEXyvX-Et5ZWjHuZ4gCLcBGAs/s1600/multiverse.jpg" /></a></div>
<div dir="ltr">
Esiste un <b>Universo parallelo a questo</b>.</div>
<div dir="ltr">
<br />
<a name='more'></a>Veramente credo ne esistano di milioni, ma la mia mente non è una mente matematica e si ferma ad uno, quello più prossimo: quello che sfiora questo.</div>
<div dir="ltr">
Nell'universo parallelo, l'altra me è come me, ma senza le mie rinunce, infatti è po’ diversa. <br />
L’altra me mi somiglia perché anche lei è una mamma, però disegna meglio. <br />
Questo perché dopo le scuole medie ha fatto il liceo artistico. <br />
Ha fatto il liceo artistico per il gusto di disegnare e colorare, senza perché e per come, senza pensare alle opportunità di impiego lavorative future. <br />
<b>A tredici anni non si fanno calcoli né previsioni, li fanno gli altri per te, e li fanno sbagliati</b>. <br />
A tredici anni il futuro è il seme dentro di te che deve germogliare, devi solo continuare a far ciò che ti piace fare. <br />
L’altra me fa l’artistico e impara a disegnare, pitturare, manipolare la creta e tutte le altre arti che si imparano al liceo e le mette da parte.</div>
<div dir="ltr">
Poi in quegli anni arriva in casa il computer, uno scatolone che macina formule e restituisce immagini, suoni e movimenti. Lei invece di guardarlo con sospetto e tenersene alla larga, in quanto territorio fraterno, ha l’intuizione che possa diventare un prezioso strumento di creatività e ne coltiva l’utilizzo. </div>
<div dir="ltr">
Gli anni passano, desidera viaggiare, conoscere, mettersi alla prova. <br />
Per la Maturità chiede il permesso e le sovvenzioni economiche di andare a fare un’esperienza studio-lavorativa all’estero. Li ottiene, un po’a fatica, ma li ottiene entrambi. </div>
<div dir="ltr">
Quale meta? InterRail? Irlanda? Spagna o Londra?<br />
InterRail, quello che in questo Universo è rimasto nel limbo dei desideri che non osano realizzarsi.<br />
È una bella esperienza cavarsela da sola, conoscere persone e realtà differenti e come spesso accade in questi casi, <b>si aprono nuovi scenari, nuove opportunità</b>. Infatti capisce che potrebbe continuare a viaggiare, sovvenzionandosi da sola, lavorando nei villaggi turistici. D’altra parte le è così naturale: ballare, inventare coreografie, recitare, dirigere piccoli spettacoli, creare costumi per la scena (l’altra sua grande passione: il cucito e il disegno di abiti). <br />
Non persegue la strada del lavoro nei villaggi con costanza e dedizione, quello è solo un mezzo per fare le cose che le piace fare guadagnando qualche soldo. <br />
Insomma ottiene un po’ di autonomia facendo le cose che le piacciono. </div>
<div dir="ltr">
Intanto l’altra me deve anche decidere come continuare la sua carriera scolastica. </div>
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Nell'universo delle non-rinunce in realtà c’è spazio per fare diverse cose: psicologia è una tentazione, così come lo studio dell'arte e dello spettacolo oppure…beh certo se esistesse le piacerebbe la facoltà di moda che esiste oggi in questo Universo…ma all'epoca non credo esistesse neanche in quello parallelo e poi le tecnologie non sarebbero state così sviluppate da renderla interessante come è...insomma la scelta ricade sulla facoltà di Psicologia, anche per l’altra me, ma non ha rinunciato (ovvio è l’universo delle non-rinunce!) all'Erasmus e tanto meno a continuare a disegnare e ballare.<br />
E quell'eterno fidanzato che ha zavorrato gli anni della meglio gioventù? <br />
L'altra me non sarebbe scesa a patti, non avrebbe scambiato neanche un briciola di libertà, con un pacco di affetti sicuri, ma avvolgenti al soffocamento! <br />
Questo fidanzato sarebbe stato una ridente meteora in mezzo alle altre. </div>
<div dir="ltr">
A volte accade però l’inspiegabile. </div>
<div dir="ltr">
Gli Universi che sono paralleli perché corrono l'uno vicino all'altro come i binari di un tram, sono in realtà percorsi da gallerie spazio-temporali, enormi corridoi che li attraversano come i buchi del groviera. <br />
Qui i due Universi si toccano, si sfiorano. Le possibilità che attraverso questi buchi le “due te”, le due tue anime si possano incontrare sono remote, quasi inesistenti, ma a volte capita che si scorgano attraverso queste gallerie. <br />
E’ un attimo, è come il tuffo al cuore di due amanti che si scorgono su due treni che viaggiano in direzione opposta: l'uno per ricongiungersi con l'altra, invano sì, ma ora sanno che si stanno cercando. <br />
Incredule e meravigliate le due anime si guardano di sottecchi, si riconoscono e infine decidono di accogliersi e si completano. <br />
E i due Universi si fondono in un unico destino, come se non fossero mai esistiti i due binari paralleli.</div>
<div dir="ltr">
Sarà per quello che oggi aprendo l’armadio alla ricerca dell'outfit quotidiano, ho percepito da un angolino remoto e buio una obbrobriosa accozzaglia di colori dissonanti colpire con violenza i coni della mia pupilla: era l'odiata giacca da sci, acquisto di un lontano passato, ma che ancora oggi mi suscita imbarazzo e perplessità: ma come ho potuto comprarla?!</div>
<div dir="ltr">
<b>Infatti non credo fosse stata una scelta, ma una parallela rinuncia a scegliere</b>.<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<br /></div>
valhttp://www.blogger.com/profile/05039072658832821352noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3975255993318367709.post-90287368015762157492017-04-10T04:37:00.002-07:002017-04-10T04:37:56.672-07:00Mi girano le orchideeOrchidea deriva il suo simpatico nome da órkhis che significa testicolo.<br />
Così alla veneranda età di 42 anni, mi spiego il perché orchidea e orchite nella mia testa si sono sempre succeduti in simpatica associazione.<br />
Il mio amore per il mio compleanno mi ha regalato un orchidea.<br />
<br />
<a name='more'></a>Ecco, appunto.<br />
Il mio amore, a volte, mi fa venire l'orchite.<br />
Che è solo metaforica, chiaramente, giacché non si possono infiammare dei testicoli che non ho, ma in talune occasioni mi girano comunque vorticosamente, che anche se è solo un modo di dire, chiarisce lo stato d'animo che sopraggiunge.<br />
Quando il mio amore mi fa venire l'orchite, l'orchidea finisce in un angolo buio della casa, su una mensola quasi adiacente al soffitto. Con la scusa che non c'è posto.<br />
Quando tutto torna sereno, le nuvole si dissolvono e i giramenti si placano, le trovo un posticino, in bagno. Sopra la lavatrice, tra i calzini in attesa del ritorno, dall'isola dei calzini sperduti, del loro compagno, e i cumuli di biancheria intima in perenne attesa del ripiegamento.<br />
Qui c'è caldo-umido che penso sia per lei habitat gradito.<br />
L'orchidea che mi ha regalato il mio amore, però, ha perso una foglia. Poi due, ora tre.<br />
Alle orchidee non credo piaccia l'altalena dell'amore.<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://2.bp.blogspot.com/-EWfpr1yxEBk/WOtuKdf51iI/AAAAAAAACiE/mJ05NWwwS3YMEd_6HOCPeATs_S70kHHigCLcB/s1600/curare_orchidee_3.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="363" src="https://2.bp.blogspot.com/-EWfpr1yxEBk/WOtuKdf51iI/AAAAAAAACiE/mJ05NWwwS3YMEd_6HOCPeATs_S70kHHigCLcB/s640/curare_orchidee_3.jpg" width="640" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Un po' di colore in qti giorni grigi</td></tr>
</tbody></table>
<br />valhttp://www.blogger.com/profile/05039072658832821352noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-3975255993318367709.post-40065659783984345222017-02-05T02:34:00.007-08:002017-02-05T02:34:53.259-08:00Ave Kate (primo pensierino del 2017)Il nuovo anno, mediaticamente parlando, inizia con la <a href="http://www.huffingtonpost.it/2017/01/03/kate-middleton-membro-rroyal-photographic-society-foto-figli_n_13935768.html">notizia fondamentale e vitale (quindi diffusa su tutti i giornali e le testate web) che la Duchessa Kate è diventata membro onorario a vita della Royal Photographic Society</a>, l'associazione inglese che promuove l'arte e la scienza della fotografia.<br />
La Duchessa che è già icona di stile, madre esemplare, moglie devota, si è distinta anche per la sensibilità estetica nonchè perizia artistica, <a href="http://www.repubblica.it/esteri/2017/01/03/foto/kate_middleton_royal_photographic_society-155334462/1/#6">grazie alle foto scattate ai suoi bimbi.</a><br />
<br />
Irraggiungibile Kate.<br />
<a name='more'></a><br /><br />
...a noi poveri mortali non resta che sperare di ricevere un decimo del suo fluido di perfezione e sublimità rivolgendo a lei le nostre umili preghiere.<br />
<br />
<i>Ave Kate, piena di grazia</i><br />
<i><br /></i>
<i>l'eleganza è con te, anche appena partorito.</i><br />
<i><br /></i>
<i>Perfetta sei tu, fra noi misere sciattone</i><br />
<i><br /></i>
<i>e benedetta dei tuoi figli, la royal pupù!</i><br />
<i><br /></i>
<i>Inarrivabile Kate, madre di tutte le tendenze,</i><br />
<i><br /></i>
<i>prega per noi peccatrici di stile</i><br />
<i><br /></i>
<i>non ci indurre in tentazione,</i><br />
<i><br /></i>
<i>ma liberaci dalle sottomarche.</i><br />
<i><br /></i>
<i>così sia.</i><br />
<br />
Un giorno forse anche le foto sfuocate dei miei figli, sporchi, con le boccacce e che non stanno mai in posa, magicamente diventeranno così linde, candide, ordinate e...<b>finte</b>!<br />
Proprio da premio!valhttp://www.blogger.com/profile/05039072658832821352noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3975255993318367709.post-4964134972562001402016-12-16T14:09:00.001-08:002016-12-21T10:14:36.827-08:00Disturbo d'ansia<div dir="ltr">
Io...non posso più fingere.<br />
Mi dispiace, da troppi anni inganno i miei cari, gli amici e i semplici conoscenti, ma soprattutto me stessa. E' giunto il momento di dire basta a questa farsa di atteggiamenti compiacenti.<br />
Da piccola era tutto più semplice e spontaneo. Con la maturità però ho sentito forte crescere in me questo senso di estraneità.<br />
<b>Sono diversa</b>. </div>
<div dir="ltr">
</div>
<a name='more'></a>Ho provato anche a far finta di niente per far parte della <i>comunità</i>, ma non è servito a nulla, solo ad inasprire la mia malinconia. <br />
Ma sento che esistono altri come me, forse se smettiamo di nasconderci riusciremo anche noi a trovare un nostro posto nel mondo. Per questo ho deciso di uscire allo scoperto. <br />
Non posso più tornare indietro. <br />
Ora lo dico.<br />
Lo dico, neh!<br />
Non provate a fermarmi.<br />
Madre, mi spiace fartelo sapere così, su Internet, tra "pochi intimi" (sul mio blog non ci sono dubbi che siamo in pochi!)<br />
Ma io mi devo liberare di questo peso! <br />
Lo dico e basta.<br />
Io...<br />
<br />
Io <b>odio il Natale</b>!<br />
<br />
L'ho detto.<br />
<div dir="ltr">
<br />
#disturbod'ansiaprenatalizia<br />
#comingout<br />
#ambivalenze</div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://2.bp.blogspot.com/-ma0pPDYGiHE/WFrFrUM71uI/AAAAAAAAChg/ED_sA825sy4xd668j2sW8_gOVsAEGo1BgCLcB/s1600/red-green-christmas-balls-1386178740Wdo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="424" src="https://2.bp.blogspot.com/-ma0pPDYGiHE/WFrFrUM71uI/AAAAAAAAChg/ED_sA825sy4xd668j2sW8_gOVsAEGo1BgCLcB/s640/red-green-christmas-balls-1386178740Wdo.jpg" width="640" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Che palle!</td></tr>
</tbody></table>
<div dir="ltr">
<br /></div>
valhttp://www.blogger.com/profile/05039072658832821352noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3975255993318367709.post-19426703914147665982016-07-19T14:13:00.001-07:002017-02-06T10:17:35.230-08:00L'estate che si è portata via D.C'è una ragazza seduta sotto il grande albero che nelle mattine fresche della riviera fa vibrare le foglie al vento.<br />
C'è una ragazza. In silenzio. Seduta.<br />
C'è una ragazza e il tempo è come sospeso, l'albero e le foglie immobili. Il vento ha smesso di soffiare. Le cicale di cantare.<br />
Vicino a lei muto, un andirivieni triste di giovani sconvolti, spaventati.<br />
L'estate che si è portata via Daniele li ha cambiati, per sempre.<br />
A diciassette anni morire non è un concetto ammissibile, non lo è mai a dire il vero, soprattutto se si svela vigliacco: non si può immaginare che i progetti della serata, della vacanza, del rientro, della Vita, possano venire spezzati in pochi minuti, nel tempo e nel tragitto che separa dai saluti sotto l'ombrellone al rivedersi sul lungomare dopo il crepuscolo.<br />
<br />
C'è una strada lunga e dritta che dalla spiaggia porta verso l'interno della città, c'è una strada lunga e dritta come il fiume che la costeggia fino tuffarsi nel mare, c'è una strada percorsa tante volte, sul viso l'aria fresca.<br />
C'è un strada che porta dagli amici e poi di nuovo a casa, da mamma e papà.<br />
Ora sono tutti qui, dopo la più assurda delle telefonate, quella il cui sol pensiero fa trasalire il cuore.<br />
<br />
<br />
<a name='more'></a>Noi si era lì, quando questo dolore così grande e inaspettato è entrato nel giardino della casa delle vacanze.<br />
Noi si era lì e senza niente da dire, una sedia e un bicchiere d'acqua da porgere, al più inconsolabile dei dolori.<br />
<br />
Gli amici accorrevano in ciabatte dal mare con gli asciugamani al collo, gli occhi grandi, spalancati, poi le mani nei capelli.<br />
Mamma seduta non parlava. Papà, lo sguardo assente.<br />
Un dolore enorme, così vicino, così lontano: appena oltre al cancello del giardino, i vigili tracciano segni sull'asfalto col gesso, ma il dolore è un fatto intimo, da sentirsi in imbarazzo ad assistervi.<br />
<br />
C'è una ragazza sotto il grande albero dal cui tronco son spuntati mazzi di fiori e pensieri scritti.<br />
Non si vuole alzare.<br />
Quell'estate si è portata via anche i suoi diciassette anni.valhttp://www.blogger.com/profile/05039072658832821352noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3975255993318367709.post-4062537239058651412016-06-10T12:02:00.001-07:002016-06-10T12:02:02.836-07:00Quattro di quattro<div>
<i>Succedeva un anno fa in questo periodo. Il flusso dei miei pensieri caotici...lo consegno a te.</i></div>
<blockquote class="tr_bq">
“Pensavo a quanto le nostre vite erano state diverse in questi anni, e anche simili in fondo, quattro di quattro possibili percorsi iniziati dallo stesso bivio.” (cit. da "Due di Due" di A. De Carlo modificata).<br />
<a name='more'></a></blockquote>
<div>
<a href="https://www.blogger.com/null" name="more"></a>UNO. Il più piccolo. Chupito. Perché in un formato mignon ci sono gli ingredienti giusti per una ciucca allegra!<br />
Detto anche "nato primo dolore". Una contrazione della mamma e una loro spinta insieme e veniva al mondo con gli occhi sbarrati dallo stupore. La parte più faticosa del travaglio è stata la corsa in ospedale con la tangenziale bloccata dai tir in sciopero. Chi ne è uscito malconcio da questo parto non è stata né la mamma né il pargolo, ma il nonno che ha dovuto improvvisarsi autista spericolato (tipo stuntman in un inseguimento di Starsky&Hutch) in mezzo ad una selva di camionisti (e automobilisti) incazzati.<br />
Adora cantare e spesso delizia tutti con le sue composizioni neo-melodiche; è televisione dipendente e ha una passione per i pesci belli e colorati, ma anche per quelli brutti e spaventosi. <br />
Cioccolato addicted, è un golosone di dolci e caramelle, ma tutto ciò è nulla in confronto alla sua passione sviscerata per la...tetta!<br />
Deciso a non mollare la "presa", si prevede che passerà dalla tetta della mamma direttamente a quella della fidanzata!<br />
<br />
DUE. Il figlio maggiore. Il rampollo primogenito, definito da amici e parenti il piccolo Lord, perché venuto al mondo biondissimo e dai lineamenti delicati.<br />
Per i suoi genitori però è subito diventato il piccolo Lordo, perché al di là del nobile aspetto e dell'aplomb da piccolo dottore, si cela una natura vivace e ruspante. Inizialmente celebrato e coccolato come Il Piccolo Principe di famiglia, ha presto dovuto condividere trono e tablet con l'esuberante secondo erede, il fratellino, a cui non esita a mostrare il suo "disappunto": gli accapigliamenti che ne derivano non sono proprio...da Lord!<br />
Il suo carattere ribelle e <i>bastian cuntrari</i>, intuibile già dalla sua posizione podalica in pancia, si sposa con un animo sensibile, curioso e filosofico. Ama i fiori, gli insetti e la Natura. Pone domande esistenziali di grande spessore (e notevole difficoltà!) come: "Quando finilà di bluciale il sole?", "Chi ha cleato l'Univelso?", "Qual è stato il plimo uomo sulla tella?...E come ha fatto a tlovale una moglie?".<br />
Campione di assembramento Lego, geek di Star Wars, è altresì un abile commerciante ed imprenditore: con una scusa o con l'altra è riuscito a scucire soldi ormai a tutti in famiglia, il suo obiettivo: diventare più "licco" di zio paperone.<br />
<br />
TRE. La mamma. Attualmente mamma a tempo pieno, talmente pieno che a volte tracima, straborda, trabocca...ed è durante questi straripamenti, soprattutto se coincidono con la fase premestruale, che tutti sanno che è meglio sparire dalla circolazione! Non è consigliabile far domande né cercare di capire, il muro che li separa è insormontabile come quello di Berlino: lei è femmina e tutto il resto della tribù è maschio. Solo l'amore e il suo linguaggio di incondizionata e soprattutto <u>muta</u> fiducia può creare la breccia nel muro e determinarne il crollo, ristabilendo la pace.<br />
Prima di diventare mamma era una...persona. Una persona qualunque, semplice, senza pretese, con i suoi impegni e le sue passioni. Di quel periodo conserva pallidi indizi come la mania di accumulare stoffe e vecchi abiti, conservati in pile di scatoloni nascosti in ogni angolo della casa.<br />
Un giorno, dice, ne farà abiti nuovi e meravigliosi attraverso il refashion. Ovviamente non ha mai il tempo di fare nulla, intanto si consola con hobby meno impegnativi come l'accudimento della pasta madre, che nel tempo è anche diventata sua amica e confidente in quanto femmina e madre come lei.<br />
Ai suoi difetti di Persona si sono sovrapposti quelli di Mamma e così è diventata: petulante, noiosa, ripetitiva e pisciona (segno distintivo della maternità).<br />
Si segnala infine un particolare inquietante: conserva ad interim sullo schermo del cellulare la pellicola trasparente di vendita. Non se ne conoscono le motivazioni.<br />
<br />
QUATTRO. Il papà, il Mr. Incredibile, l'uomo di ferro, ma che dico di ferro, d'acciaio, ma che dico di acciaio...d'ottone. Che è un'ottima lega che non arrugginisce mai. </div>
<div>
Il maschio alfa di casa, ma più spesso maschio beta. Beta come la versione di un software rilasciata prima della correzione degli errori (i figli sono le versioni perfette ovviamente!); il bug più evidente è che nonostante abiti sotto lo stesso tetto da anni non conosce la dislocazione di nessun oggetto nella casa. Domandargli di prendere il mestolo, potrebbe far apparire la scritta <i>fatal error</i> sulla sua fronte. Alla sua domanda "dove si trova...?", per vincere a tavolino basta rispondere "nel solito posto".<br />
Nato e cresciuto nell'aspro e duro entroterra ligure, ne conserva l'animo rude a volte un po' burbero. Non esprime platealmente il suo affetto né le sue emozioni, ma a saper leggere bene, i suoi sentimenti si scorgono in gesti di intenso romanticismo come sforzarsi di riporre le stoviglie sporche nell'apposito elettrodomestico lavante, affrontando l'arduo compito dell'incastro.<br />
Amante della montagna, in gioventù non ha esitato ad affrontare vette impervie e ghiacciai gelati, ma oggi è inspiegabilmente ipersensibile alle temperature torinesi, famose nel mondo per la loro estrema rigidità (circa 2, a volte anche 3, gradi in meno rispetto a Genova!!!). Appena superata la barriera dell'autostrada, all'ingresso in tangenziale, inizia a battere i denti!<br />
Da buon genovese ama le acciughe in tutte le salse: verdi, rosse, fritte, al forno. La prova culinaria che l'unione con la (quasi) consorte sarà felice, è che assaggiando la bagna cauda (ricetta che dimostra la cooperazione secolare tra le due città) ha apprezzato molto. Ma la sua insistenza a volerla chiamare "crema di acciughe" potrebbe compromettere seriamente la loro relazione amorosa.<br />
<br />
Questi siamo noi, noi QUATTRO.<br />
Quattro di quattro possibili esistenze ed essenze umane del secolo ventunesimo.<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-qCSlEAUfcpQ/V1sONDCt_II/AAAAAAAACRA/Y0uFYE0rE1IlhxYe47_0XrdUYVkXgEu4wCLcB/s1600/20160221_152444.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="384" src="https://1.bp.blogspot.com/-qCSlEAUfcpQ/V1sONDCt_II/AAAAAAAACRA/Y0uFYE0rE1IlhxYe47_0XrdUYVkXgEu4wCLcB/s640/20160221_152444.jpg" width="640" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Quattro di quattro</td></tr>
</tbody></table>
<br /></div>
valhttp://www.blogger.com/profile/05039072658832821352noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3975255993318367709.post-54687538824553055302016-06-01T09:20:00.000-07:002017-04-23T09:28:17.235-07:00Di erba, bimbi e Vita- Mamma, c'è da bagnare l'erba!<br />
Abbiamo un nuovo prato, un prato a rotoli: ora la nostra erba è più verde di quella del vicino.<br />
- No, perché? chi l'ha detto?<br />
- Papà.<br />
Già lui. Lui ha una recente ossessione per l'erba del nostro minuscolo giardino.<br />
- A me papà ha detto che se pioveva, si poteva evitare.<br />
- Sì, ma son venute giù due gocce!<br />
<br />
Ha ragione.<br />
<br />
- Cavoli, ormai non te la si può più fare a te<br />
- No<br />
- ...e come mai <i>DoppiaEmme</i> te la fa ancora?<br />
DoppiaEmme è il bambino terribile che nessuno vorrebbe incontrare sulla propria strada. Invece tutti ne abbiamo uno/una nella nostra vita di fanciulli<br />
<br />
- Forse perché MM lo conosco da pochi mesi<br />
- Ahhhh invece a me mi conosci da un po' di tempo...<br />
- sei anni e mezzo<br />
- Beh più i 9 mesi di gravidanza, non ce li vogliamo mettere?<br />
- ah già. Ma son noiosi.<br />
- come noiosi? Per me son stati bellissimi! Tu ti sei annoiato?<br />
- vedi un po' te...vorrei vedere se per te è divertente stare essere legato in una caverna.<br />
<br />
Reminescenze dalla vita precedente, la vita che precede la nascita.<br />
Semola all'ecografia dell'ottavo mese, si presenta podalico, stravolgendo un bel po' i miei piani di parto, completamente legato e famelico di esperienza, aspettava annoiato che qualcuno venisse a slegarlo!valhttp://www.blogger.com/profile/05039072658832821352noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3975255993318367709.post-91510767469137023952016-05-18T02:47:00.000-07:002016-06-10T12:02:52.367-07:00Passeggiando in bicicletta...Le biciclettate nella natura, come i viaggi in macchina, stimolano conversazioni profonde.<br />
E' la dimensione del viaggio che libera il pensiero dalle briglie domestiche, permettendogli di "spaziare" verso gli orizzonti tracciati dalle nuove connessioni sinaptiche.<br />
Qualche sabato fa abbiamo pedalato tra le acacie fiorite lungo la Dora, sullo sfondo, un elemento insolito, ma a suo modo integrato nel paesaggio: stagliata netta, la linea della tangenziale, percorsa dalla fila di automobili che si rincorrono all'infinito, ma rese inaspettatamente mute dalla distanza e dal cinguettio che sovrasta il rombo dei motori.<br />
<br />
<a name='more'></a><br />
Chupito - mamma, sai cosa voglio fare io da grande?<br />
Io - No!<br />
Chupito - il giocatore di bocce...<br />
Io - ahhhhh<br />
<i>(geniale: un passaggio diretto dall'infanzia alla pensione, mica male come progetto!)</i><br />
Chupito - Sai pecchè?<br />
Io - no.<br />
...<br />
(Salita)<br />
<i>puff pant, pant puff</i><br />
<br />
Chupito - pecchè devi prendere la mira per coppire il boccino<br />
Io - Capito.<br />
<br />
I pedali compiono alcuni giri, mentre in silenzio ci immergiamo nei suoni del parco.<br />
Ma il discorso non è evidentemente conclusosi, perché il piccolo incalza con...<br />
<br />
...e tu mamma, <b>cosa vuoi fare da grande</b>?<br />
<i><br /></i>
La domanda mi colpisce alle spalle come la scuzzetta del nonno colpisce la burba ingenua che non se l'aspetta.<br />
Inevitabile il susseguirsi di "pippe" mentali mie:<i> oddio perché mi fa questa domanda? non gli sembro ancora grande...è un bene, o un male?...nooo cosa direbbe Freud?! Ma chettefrega di cosa direbbe Freud, non è che lo devi vedere domani! Però non va bene, io SONO grande, non vecchia, ma grande, ora gli faccio vedere che spalla-spalla sono molto più grande di lui, tiè! Gnegnegnegné</i><i>)</i><br />
<br />
Persa nei miei dubbi, mi dimentico di formulare una risposta decente, e di fatto si concretizza in parole solo un onesto, quanto disarmante:<br />
<br />
Io? Io...veramente <b>io non lo so...non ho ancora deciso</b>.<br />
<br />
Chupito - Forse lo so io cosa dovresti fare mamma.<br />
Io - Cosa?<br />
<br />
E ora io lo voglio sapere. Credo davvero nella rivelazione, nella folgore vocazionale che mi colpisce pronunciata dalle labbra appiccicaticce di caramella del sangue del mio sangue.<br />
<br />
<b>Cosa? </b>Questa domanda si amplifica nella mia mente, si diffonde fino a saturare gli immensi vuoti tra gli atomi di materia di cui siamo fatti, io divento la mia domanda, <b>io SONO domanda </b>che non desidera altro che esistere nello specchio della risposta di chi mi è di fronte, sebbene fanciullo di quattro anni, anzi forse proprio in virtù di questo, spero ancor più privo di filtri e sofisticazioni.<br />
Orsù dunque, sono pronta...<br />
<br />
dimmi...cosa dovrei fare io da grande?<br />
<br />
Chupito - La signora che fotografa gli insetti.<br />
<br />
...vacillo sulla bici.<br />
Mi fermo.<br />
Poi penso: beh è di nicchia.<br />
...perché non ci ho pensato prima?<br />
Mi rimetto in sella.<br />
<div>
<br /></div>
Ehi voi abitanti del misterioso sottobosco, instancabili striscianti lavoratori acquattati sotto le pietre, occupanti abusivi degli interstizi delle nostre mura casalinghe, tremate perché dopo la leggendaria figura del <b>paparazzo</b>, domani nasce una nuova star: la <b>papa(bache)rozzo</b>!<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://3.bp.blogspot.com/-EbM2E9YeUBw/VzRPHu2DzZI/AAAAAAAACQw/wqb3Ov9x9DMi83m4BaFTeIReR3kE3KHXgCLcB/s1600/prd_72620_1515_1369126913058_B.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="226" src="https://3.bp.blogspot.com/-EbM2E9YeUBw/VzRPHu2DzZI/AAAAAAAACQw/wqb3Ov9x9DMi83m4BaFTeIReR3kE3KHXgCLcB/s400/prd_72620_1515_1369126913058_B.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La signorina blatta mentre prende il sole in desabillè sul marmo della cucina. CLIC un sorriso per la stampa, grazie!</td></tr>
</tbody></table>
valhttp://www.blogger.com/profile/05039072658832821352noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3975255993318367709.post-87713749405446742892016-04-30T02:38:00.002-07:002016-04-30T02:38:35.666-07:00Il lavoro nasce sotto i cavoliI bambini non sono creature programmabili e la loro imprevedibilità, spesso, ci fa traballare.<br />
<br />
Inseguendo nel bosco il sentiero delle primule e violette, col respiro affannato per la dolce salita, ma rigenerato dalla brezza marina che sull'Appennino si mescola con quella collinare, guidati da gorgheggi e cinguettii, quando meno te lo aspetti, il <i>seienne </i>ti infila lì <b>una domanda esistenziale</b>.<br />
<br />
<a name='more'></a><br />
Semola (a cui dovremo trovare un altro nomignolo, in quanto i capelli si son ormai scuriti) dal nulla rompe il sacro silenzio boschivo e come nel quiz dei quiz, senza che neanche possa indossare le cuffie, mi pone <b>il Domandone: "Mamma, ma come si fa a..."</b><br />
<br />
Mille volte disposto a parlarne, preso alla sprovvista, hai la testa vuota come all'inizio di un esame orale.<br />
<div>
Con la mente scorri velocemente i testi letti, gli appunti presi: sei pronto ad incespicare qualcosa sull'argomento, <b>come nascono i bambini</b>, da dove arrivano, come si creano.</div>
Non hai mai voluto che la domanda rimanesse sospesa nell'aria o vittima delle fantasticherie più contorte. Con le parole giuste si può raccontare la verità, tutta la verità nient'altro che la verità, anche ai bambini più piccoli. Si deve.<br />
<i>Le ho le parole giuste, ci ho pensato, non sono impreparata. E se il discorso prende la giusta piega posso anche raccontare qualcosa di sensato sui temi "più scottanti" d'attualità! </i><i>Posso spingermi oltre le colonne d'Ercole dei tabù riproduttivi e affrontare gli "spaventevoli mostri" Gender e Arcobaleno.</i><br />
<br />
Intanto il pargolo incalza: "Mamma, ma come si fa a..."<br />
Ripasso mentalmente.<i> </i><br />
<i>Come parto? - Figlio mio - è un cult, si inizia sempre così..."hai presente le api e i fiori?" , noooo mi sto perdendo, riprenditi...ce la puoi fare, ce la puoi fare: hai studiato, sei preparata...hai fatto anche un po' di pratica suvvia!</i><br />
<br />
- "Mammaaaaaaaaa? Mi ascolti?"<br />
- "Sì, sì...dimmi...<i>figlio mio</i>"<br />
- "Mamma sei strana, come parli?!"<br />
- "Ok, dimmi."<br />
- "Mamma, ma come si fa a...<i>(ok, respira, ci sei, sei pronta)</i>...a <b>trovare un lavoro</b>?"<br />
<br />
<i>COOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOSA?</i><br />
<i>E ora?! ... mo' che gli dico! Su questo argomento devo </i><i>proprio </i><i>improvvisare.</i><br />
<i>Lui chiede a me, A ME, come si trova un lavoro, è come chiedere a cappuccetto rosso di diventare guida alpina!</i><br />
<i><br /></i>
Per carità non è una colpa individuale, il male è diffuso (ma non per questo per metà c'è da ridere!) i tempi son quel che sono: tutto è liquido, se non liquidato, e anche il lavoro non sfugge a questo nuovo stato della materia sociale. Anzi si prospettano tempi, ahimè maturi, per un ulteriore passaggio di consistenza, verso la svaporizzazione, <b>verso lavori evanescenti come l'aria</b>.<br />
<br />
E' l'enigma della post-modernità, su cui ci interroga una inquietante cyberSfinge, pronta a saltare al collo del povero precario che tentenna a rispondere al quesito: "cosa e <b>perché</b> è contemporaneamente necessario, evanescente e irreperibile?" ed anche "tutti lo cercano, anche chi ce l'ha, ma nessuno sa bene più dove si trovi!"<br />
<br />
Che poi forse sarebbe ora di cambiare prospettiva, perché caro "il mio lavoro", non è te che cerco! Che a dire il vero con due pargoli, una casa, un tirocinio, due blog, alcune collaborazioni editoriali, varie ed eventuali passioni e tanti interessi che chiunque di noi potrebbe enumerare per ore, come parte di sé e della propria vita, nessuno certo è a corto di occupazioni!<br />
<br />
<b>Ciò che si cerca, a volte anche disperatamente, è un reddito</b>.<br />
Qualcuno penserà ancora che siano la stessa cosa. E' un vecchio sillogismo, una vecchia corrispondenza che va cambiata, pena la mancata evoluzione della società, oggi ancorata a schemi e meccanismi passati, che rendono il sostentamento ancora troppo dipendente da una risorsa sempre più scarsa.<br />
Persino il mio pargoletto curioso che mi interroga, in realtà non cerca un lavoro, ma dei soldi, <b>per realizzare una piccola grande idea</b>.<br />
<br />
Ah già il pargolo. Mi sta chiamando.<br />
- "mammaaaaaaa, mi ascolti? Mamma non startene lì <i>impanata</i>! Insomma io non ho ancora capito, dove lo trovo un lavoro? Dove devo andare per lavorare? <b>Ma....bisogna pagare per lavorare</b>?"<br />
<i>Zitto, figlio mio, per carità! Per fortuna siamo nel bosco e nessuno può sentirti! Qualcuno potrebbe pensare che sia una buona idea, far pagare per lavorare, potrebbero rubarla e spacciarla pure per propria! </i><br />
- "No, no, per fortuna (<i>ancora</i>) no!"<br />
- "E allora? Come faccio?"<br />
- "Ehm sì...allora nell'alveare ci sono le api <b>operaie </b>che lavorano tanto e l'ape <b>Regina</b> che..."<br />
- "mamma, cosa c'entrano le api? Non capiscoooooooooooo!"<br />
<br />
Soffio di brezza marino-collinare. Respiro.<br />
<br />
- "...hai presente i cavoli nell'orto del nonno? Ecco. Prova a guardar lì sotto!"<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://2.bp.blogspot.com/-o6uplXRpZO8/VyR7_qDNevI/AAAAAAAACQg/Oq1xv7It09IJ3QMzO7YKZO50Z9EHlJcUQCLcB/s1600/cavolo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="242" src="https://2.bp.blogspot.com/-o6uplXRpZO8/VyR7_qDNevI/AAAAAAAACQg/Oq1xv7It09IJ3QMzO7YKZO50Z9EHlJcUQCLcB/s400/cavolo.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">- Che lavoro fai? Un lavoro del cavolo! -<br />(esempio di dialogo che ha più di una verità di base)</td></tr>
</tbody></table>
valhttp://www.blogger.com/profile/05039072658832821352noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3975255993318367709.post-70228187998926134602016-03-24T08:23:00.000-07:002016-03-24T08:23:49.418-07:00Six degreesSix degrees. Sei gradi, forse meno. Non ci ho dormito per una notte.<br />
Si dice che ciascuno di noi sia collegato a qualsiasi altra persona da una catena di relazioni di non più di cinque intermediari.<br />
Sei gradi separano me, da chi si è appropriato (indebitamente) del mio ombrello.<br />
Ma perché siamo così attaccati alle cose?<br />
Forse perché spesso siamo noi ad appartenergli, e non il contrario.<br />
<br />
Un pezzo di me se ne è andato con l'ombrellino, ricordo del matrimonio.<br />
Che sensibile incastro di congiunture favorevoli è un matrimonio, a partire dal giorno della celebrazione. <br />
L'estate che l'ha preceduto è stata secca, afosa, innaturalmente arida, tranne quella data.<br />
Man mano che ci si avvicinava, le previsioni non lasciavano scampo, man mano che arrivava il momento, anzi, le previsioni peggioravano.<br />
Sposa bagnata, sposa fortunata! - mi son detta e così mi hanno ripetuto per tutto il giorno anche i bagnati, seppur gaudenti, invitati.<br />
Il mio ombrellino ha una storia. Che si intreccia con la mia, in uno dei giorni più emozionanti.<br />
<br />
Mi si stringe il cuore a saperlo chissà dove, chissà con chi. Gettato nell'angolo di un androne, tra odori e suoni sconosciuti. A ricominciare la sua storia.<br />
Sarà degna di lui? Chissà se possono immaginare cosa rappresentasse per me?<br />
<br />
Non era di valore, un acquisto al mercato, ma la proprietaria del banco, nel consigliarmi aveva partecipato ai miei preparativi. Noi donne, siamo così: un'innato spirito competitivo ci spinge a farci la guerra per lo sguardo di un uomo, ma nei vissuti su cui fantastichiamo sin da bambine, prevale la sorellanza e partecipiamo con i sentimenti, anche da estranee.<br />
<br />
Dopo lunga ponderazione, dopo calorosi auguri di venditrice e passanti "dai, magari non piove", sono tornata a casa con quello che mi sembrava l'unico ombrello in grado di essermi di riparo in caso le tempeste più turbolente si fossero abbattute su di me, a partire da quel giorno speciale.<br />
A casa l'ho riposto con cura in un angolo lontano dai possibili attacchi dei curiosi più piccini, insieme al suo compagno, l'ombrello del futuro consorte, in attesa delle nozze.<br />
<br />
Non nego di aver sperato fino all'ultimo in un cielo sereno, ma quando, uscendo dal portone, dopo mesi di sole, si è scaricato il finimondo, alla fine mi son sorpresa a pensare: "...almeno userò il mio ombrellino".<br />
Il pensiero mi ha consolato.<br />
E la festa è stata perfetta, non avrei potuto chiedere di più.<br />
<br />
Six degrees, caro sconosciuto-ruba ombrelli. <br />
Siamo più vicini di quanto tu possa immaginare.<br />
Sarai proprio tu a riconsegnare l'ombrellino nelle mie mani, <b>e finalmente io mi riconsegnerò alla sua protezione, quella della sua ampia tesa fiorata e quella del bel ricordo vissuto</b>. <br />
Non posso sapere quando accadrà di imbatterci l'uno nell'altra e ci sorprenderà il dove, ma sarà sicuramente un giorno felice, di pioggia.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-i0-BHgWU3FA/VvQDOFkSZbI/AAAAAAAACP8/UJkc0WclvcoatQJwfRzXra2BwXfsPKt9g/s1600/sixdegrees.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="420" src="https://3.bp.blogspot.com/-i0-BHgWU3FA/VvQDOFkSZbI/AAAAAAAACP8/UJkc0WclvcoatQJwfRzXra2BwXfsPKt9g/s640/sixdegrees.jpg" width="640" /></a></div>
<br />valhttp://www.blogger.com/profile/05039072658832821352noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3975255993318367709.post-39056648419718861212016-03-17T02:28:00.003-07:002016-03-17T02:53:00.220-07:00Nei luoghi dell'attesa<div dir="ltr">
Siamo una specie complessa noi esseri umani e per una sorta di trasposizione dal particolare al generale, ci è piaciuto complicare anche la realtà in cui viviamo.<br />
Per esempio abbiamo creato luoghi per ogni situazione/evenienza.<br />
La casa, estensione del nostro essere, cuccia di pace, più spesso campo di aspre battaglie, purtroppo non si può condurre a spasso come il guscio della lumaca e così ci siamo ingegnati.<br />
<a name='more'></a><br />
Ci sono luoghi per il divertimento, c'è un luogo per lavorare, un luogo dove fare sport, un luogo per gli acquisti. C'è il luogo dove si studia, il luogo dove si guarisce, luoghi di passaggio e un luogo dove si risiede in eterno.<br />
Ma i più avvolti da fascino misterioso sono forse <b>i luoghi dell'attesa</b>.<br />
Le <i>sala d'attesa</i> per antonomasia, anticamere di sosta di un qualcosa che verrà. Alcune preludono ad un lieto evento: il desiderio di un viaggio, nella sala di una stazione, una nuova vita, dove trascorre il travaglio la partoriente.<br />
Altri promettono poco di buono come la sala d'attesa del dentista, altri ancora non promettono proprio più nulla, perché il futuro è più semplice che remoto e si programma di settimana in settimana.<br />
<br />
Sono <b>le case di riposo </b>per anziani.<br />
Immerse nel verde, vaste strutture dai lunghi corridoi occupati da un'infinita fila di sedie.<br />
Qui si attende, evitando accuratamente il complemento oggetto.<br />
In questi luoghi dell'attesa il colore delle pareti è scelto dalla cartella pantone del test delle urine e l'odore dell'aria ti si inculca nelle narici, soprattutto se le narici son ancora giovani e in salute.<br />
In questi luoghi si passa il tempo e il tempo passa, rigorosamente lentamente.<br />
In uno di questi luoghi soggiorna mio nonno e con lui tanti altri nonni e nonne, ognuno facendo i conti con la propria anzianità.<br />
<br />
In questo luogo, l'attesa si può ingannare giocando a carte, facendo una passeggiata, a volte facendo festa, riposando, ricevendo visite e annoiandosi guardando le (indecenti nda) trasmissioni pomeridiane in TV ad un volume assordante, tanto è difficile che qualche udito possa offendersi.<br />
A volte il tempo si inganna guardandosi in cagnesco tra degenti, quello col carrellino, guarda torvo l'altro con la cannula, l'antipatia non ha limiti di età, né di infermità e piccoli gruppetti si contrappongono tra loro in una sorta di aged-bullismo.<br />
<br />
Mio nonno a vederlo, spicca per l'eleganza del portamento, con la sua giacca di velluto e la penna nel taschino, anche se appoggiato ad un bastone, sembra una roccia, di fiume, ché gli angoli glieli ha levigati il fluire dei giorni.<br />
Quest'anno, tralasciando i bisestili, festeggerà 34675 giorni fluiti.<br />
Una ragguardevole cifra, ma da cui traspare, purtroppo (o per fortuna), tutta la nostra finitezza. Il numero di giorni di cui disponiamo, quando la Vita è generosa, è poco di più del numero di puntate di Sentieri e Beautiful insieme, che pure la prima soap sembrava infinita, ma prima o dopo...e così succederà anche a Beautiful, e pure ad ogni telenovela privata.<br />
Che a raccontarle le vite di tutti sono delle soap.<br />
<br />
A mio nonno, piace raccontare. E' sempre stato così.<br />
Quando vai a trovare mio nonno devi avere molta più voglia di ascoltare, che di parlare.<br />
A volte va bene così.<br />
Lui racconta, racconta e usa termini bislacchi, come la parola bislacco. Ma con una sola "c", perché viene da tempi e luoghi dove non era bene eccedere negli sprechi.<br />
Usa anche "putacaso" ed io per questo lo invidio molto.<br />
Mio nonno racconta spesso della Guerra.<br />
Chi l'ha fatta non dimentica e chi non l'ha fatta ha bisogno di ricordare.<br />
Così tra un putacaso e un "bislaco" ci racconta le vicende di chi senza rancori da vendicare, né profitti da accaparrare, viene sradicato dalla propria vita per essere catapultato in mezzo ad una guerra, senza capirci nulla, cercando di uscirne vivo.<br />
<br />
Io non so se sia tutto vero ciò che racconta, credo sia vero come qualsiasi racconto personale che passa, ovviamente, attraverso il filtro del narratore.<br />
Questo mi basta però per apprezzare la Storia. Non quella dei libri, quella di chi "piccolo uomo" si è trovato ad affrontare qualcosa di enormemente insondabile come <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/La_banalit%C3%A0_del_male">la banalità del male</a>.<br />
I commenti dell'uditorio, un figlio già nonno e due "putini" oltre gli anta (!), si perdono tra l'incredibilità delle vicende e la crudele assurdità dei Conflitti.<br />
"...nonno, non abbiamo ancora imparato nulla come genere umano."<br />
"eeeeh putino...semo boni a fare de tuto, con la tecnologia, semo boni a fare le scarpe alle mosche, eppure la gue(r)ra non sappiamo ancora evitarla."<br />
<br />
L'idea delle mosche con le scarpe ci lascia tutti pensierosi.<br />
In effetti io riesco proprio ad immaginarmele queste mosche con una scarpina per gamba, magari non troppo esultanti, ma me le vedo.<br />
Eppure questo vecchio mondo senza guerra, purtroppo no, non me lo riesco proprio ad immaginare. E' un mio limite sicuramente, io continuo a crederci: dopo il miracolo delle calzature per esapodi, ne sono certa, arriverà il miracolo della pace.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://2.bp.blogspot.com/-YJ2sFZtMGp0/Vup4pxgiFaI/AAAAAAAACPw/CnUjN3wTMz0JGDqkrn_5HNahD8g-fK42Q/s1600/moscheconscarpe.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="286" src="https://2.bp.blogspot.com/-YJ2sFZtMGp0/Vup4pxgiFaI/AAAAAAAACPw/CnUjN3wTMz0JGDqkrn_5HNahD8g-fK42Q/s640/moscheconscarpe.jpg" width="640" /></a></div>
<br /></div>
valhttp://www.blogger.com/profile/05039072658832821352noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-3975255993318367709.post-49351298269307155512016-02-25T01:08:00.002-08:002016-02-25T02:48:48.057-08:00Il tesoro è sulla XDa quando per casa circolano terribili pirati che nascondono i loro tesori negli anfratti più reconditi descrivendone la segreta ubicazione in geroglifiche mappe, la X è diventata simbolo indiscusso di inestimabili fortune.<br />
Infatti anche per me, l'arrivo sulla X, a cui mi ha condotto questo fruttuoso week end, mi ha fatto riscoprire antichi tesori, sepolti sotto i miei occhi, da tempo incapaci di scorgerli.<br />
La X di cui parlo è quella con cui è stata etichettata la mia <i>generation </i>ed in particolare l'adolescenza di quelli della mia <i>generation</i>, ovvero i quasi-quarantenni-<i>barra</i>-cinquantenni di oggi.<br />
<a name='more'></a>Complici dell'arrivo sulla X, sono state due attività che da tempo non svolgevo più: la prima, andare a teatro, la seconda, fare teatro. Entrambe vive passioni di un passato, ormai remoto, per ciò che esiste fuori di me, ma che dentro di me è bastato un attimo per riportarle ad <b>un tempo infinitamente presente,</b> <b>quale è il tempo dell'emozioni</b>, che fondamentalmente <i>se ne sbattono</i> della "inutile" dimensione temporale.<br />
<br />
Ciò che mi ha ricondotto a quelle sensazioni, sono state sicuramente le canzoni indie-rock di un gruppo che non conoscevo sufficientemente bene (ma sto recuperando), i <a href="http://www.treallegriragazzimorti.it/">tre allegri ragazzi morti</a>, e l'atmosfera tormentata che accompagna le vicende dei protagonisti che le interpretano nel musical tratto da un fumetto: cinque ragazzi adolescenti zombi, metafora di un'esistenza alienante, alle prese con avvenimenti che agitandoli nel profondo provano in realtà la loro viva sensibilità .<br />
<br />
Come non andare col pensiero <b>all'adolescenza di qualsivoglia generazione</b>, terreno di aspra lotta per l'affermazione di sé come adulti, in una società che nicchia nel cedere il testimone e nella quale il giovane fatica a riconoscersi ricevendo per questo accuse di apatica accidia?<br />
<br />
Come non scendere giù alle sensazioni che hanno accompagnato <b>noi nati tra il '70 e l'80</b>, adolescenti in un epoca in cui si iniziavano a percepire le prime avvisaglie di inceppamento di un sistema sociale che dietro alla delirante pretesa di infallibilità e invincibilità, nascondeva grosse falle?<br />
<br />
Come non immergersi nelle emozioni della <b>propria adolescenza</b>, in cui interpretando il disagio di una intera età di coetanei, si inseguono le lotte personali per l'espressione di un Io che ha innanzitutto fame di libertà?<br />
<br />
Io, per esempio, mi esprimevo attraverso il teatro, ma non solo, attraverso la danza, la musica il disegno... tutte attività che mi facevano sentire viva, riconciliandomi con le contraddizioni tipiche di quell'età.<br />
<br />
Diventando grande, come spesso succede, la lotta personale, non l'ho persa, ma abbandonata.<br />
<br />
Mi son lasciata docilmente trasportare dalla corrente verso lidi già battuti, più rassicuranti.<br />
<b>Non troppo lontani, non troppo esotici.</b><br />
Lidi da cui oggi prendo serenamente, senza rimpianti, le distanze, perché oggi conosco qual è la mia personale <i>corrente</i>.<br />
E mi sento come un mandala completo solo quando ritrovo in qualche anfratto della mia personalità i tratti di quell'adolescenza sfuocata, evanescente, ma piena di emozione.<br />
<br />
Lo so che la X che accompagna la mia generazione non è propriamente un complimento.<br />
Lo so che ci han definiti "senza identità", perché non ci adattavamo a quella preconfezionata per noi, ci han chiamati "bamboccioni" dopo averci tolto i mezzi per immaginarci una vita e "choosy" mentre laureati ci pagavamo il master servendo le patatine in birreria, ma sognando la redazione di un giornale.<br />
<br />
Ma il tesoro è lì, nella nostra adolescenza, dove c'è quella X.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-tGbhleDflW4/Vs7Ee7OTgPI/AAAAAAAACOs/S7d4xjtt53Y/s1600/treasure-map-153425_1280.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="248" src="https://1.bp.blogspot.com/-tGbhleDflW4/Vs7Ee7OTgPI/AAAAAAAACOs/S7d4xjtt53Y/s320/treasure-map-153425_1280.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
La più tormentata, sofferta, incerta o "persa" (si ha sempre la sensazione di non aver sfruttato tutte le occasioni della gioventù), è comunque il punto cruciale di snodo tra l'infanzia e il mondo adulto, è un concentrato di energia creativa, è la chiave che apre il forziere del (nostro) tesoro.valhttp://www.blogger.com/profile/05039072658832821352noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-3975255993318367709.post-41565456983899775892016-02-06T03:08:00.000-08:002016-02-06T03:24:57.836-08:00C'era una mamma e c'era un pancione<blockquote class="tr_bq">
<blockquote class="tr_bq">
A Chupito per il suo quarto compleanno:</blockquote>
</blockquote>
<br />
C'era una mamma e c'era un pancione,<br />
lui lievitava e lei svolazzava.<br />
Per nove mesi, stretti abbracciati,<br />
prima tocchi di piuma, poi calci ben dati.<br />
<br />
<a name='more'></a><br />
Lei di giorno danzava, rideva e piangeva,<br />
di notte nel cuore un segreto teneva,<br />
non ne parlava mai a nessuno<br />
per non mandar il sogno in frantumo.<br />
<br />
Ma il piccolo dentro tutto sapeva<br />
perché sul cuore il segreto leggeva.<br />
Così quel giorno di luna piena<br />
la pancia si sveglia e una danza scatena<br />
<br />
lei pensa ai crampi del mal di pancia<br />
si gira nel letto e poi fa una doccia.<br />
Invece il dolore cresce davvero,<br />
lento in silenzio partiva il Bolero.<br />
<br />
Il ritmo incalza a suon di tamburi<br />
pochi minuti e son tempi maturi,<br />
Ma in ospedale non si può arrivare<br />
con questo ingorgo in tangenziale!<br />
<br />
Apron un varco i camionisti arrabbiati,<br />
dinanzi ai bianchi foulard sventolati.<br />
Ci scorta al Soccorso la polizia<br />
sembra una film, ma è la profezia:<br />
<br />
"nascerà un bambino, senza intrusione"<br />
E questa volta non è illusione!<br />
Nessun taglio tra mamma e bebè,<br />
lei credeva in lui, lui che credeva in me.<br />
<br />
Così la coppia danza insieme<br />
un passo a due, denso di speme.<br />
Pochi minuti ancor separati<br />
poi è bambino sotto gli sguardi stupiti.<br />
<br />
E a quei dottori che non hanno fiducia,<br />
dico "siam donne: il nostro corpo ci dà l'audacia".<br />
Nessun aiuto, quando stiam bene,<br />
bastano ascolto, rispetto, educazione.<br />
<br />
D'altronde pensate: son secoli che<br />
donne e bambini fanno da sé.<br />
Venite vicino ma per ascoltare,<br />
quello che noi abbiam bisogno di avere:<br />
<br />
serenità, silenzio e fiducia sentire,<br />
poi giù nel profondo per percepire<br />
che <b>mamma e bambino son già competenti,</b><br />
<b>senza bisogno di tanti strumenti</b>.<br />
<br />
I sensi in allerta, fiere e tese,<br />
nessuna intromissione, solo pazienti attese.<br />
Un nuovo amore arde tra bambino e mamma,<br />
papà e fratellino, alimentan la fiamma.<br />
<br />
Adesso vogliamo un poco riposare<br />
per veder presto il latte sgorgare.<br />
Ché non è semplice, né pure scontato,<br />
ma se ci offendi, sarà proprio impensato:<br />
<br />
che venga il latte e in serenità<br />
nuovo sollievo il bebè possa trovar,<br />
Verrà con pazienza, tentativi e rispetto,<br />
ché non siamo un automa perfetto!<br />
<br />
E non mi osservate con sguardo severo<br />
con la pena negli occhi o il tono austero.<br />
Non mi trattate come bambina capricciosa<br />
<b>son donna, ora mamma, ne sono orgogliosa</b>!<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://4.bp.blogspot.com/-JU0NQV4ecbo/VrXT7d683nI/AAAAAAAACOY/ZLUKqDGPxvI/s1600/partoNat.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="640" src="https://4.bp.blogspot.com/-JU0NQV4ecbo/VrXT7d683nI/AAAAAAAACOY/ZLUKqDGPxvI/s640/partoNat.jpg" width="640" /></a></div>
<br />valhttp://www.blogger.com/profile/05039072658832821352noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3975255993318367709.post-11313694402660677902016-01-20T04:27:00.003-08:002016-01-20T06:58:55.175-08:00L'autunno e i suoi colori<blockquote class="tr_bq">
Anche l'autunno della vita ha le sue luci, quelle luci che non hanno le altre stagioni. Joseph Joubert</blockquote>
<br />
L'autunno 2015 è stato davvero mite. Anche questo inverno lo è abbastanza (fino a oggi che fa freddissimo!!!), ma non è altrettanto luminoso e colorato.<br />
<br />
<a name='more'></a><br />
Adoro l'autunno. Non so dire se sia sempre stato così, ma ora mi piace molto.<br />
Mi piace spostarmi in bicicletta per la città, sotto i viali spogli, le ruote che scorrono su un tappeto di foglie scricchiolanti, mio figlio dietro nel seggiolino che osserva in silenzio la meraviglia della natura. La pedalata si fa lenta e si unisce al ritmo di una stagione, che si libera del superfluo, si veste di essenziale, indossa nuovi colori, più maturi e malinconici, ma a loro modo fulgidi e lentamente va fermandosi, per prepararsi al ritiro invernale.<br />
<br />
Il mio autunno è, si può dire, iniziato ufficialmente un anno fa, in questo stesso giorno, anzi ieri. Lo sapete, perché se c'è una parola chiave della ricerca Google che vi conduce a me, nella mia casetta-blog, è <b>quarant'anni</b>, spesso associata alla parola <b>CRISI</b>.<br />
Con diverse varianti che vanno da "come si deve vestire una quarantenne" a "il sesso a quarant'anni" passando per “le donne e la crisi dei quarant'anni".<br />
<br />
<div>
Un po' per ridere, ma neanche poi troppo, ho scritto nel giorno del mio compleanno <a href="http://caosdentroefuori.blogspot.it/2015/01/donne-forty-sullorlo-di-una-crisi-di.html">un post </a>con quaranta luoghi comuni, uno per ogni anno, che descrivono l'avvio in questa seconda fase della vita.</div>
<div>
<br />
Infatti, volenti o nolenti, i quarant'anni rappresentano un’età di mezzo: né carne, né pesce.<br />
Non più giovane, non ancora vecchio.<br />
Non più tutto il mazzo di carte in mano, non ancora privo di jolly.<br />
Non più il cassetto stracolmo di sogni, non ancora il rimbombo dell'eco.<br />
Non più in fervente attività densa di speranze e aperta sul futuro, non ancora a riposo.<br />
<br />
Quando Dante iniziava la sua opera divina muovendosi smarrito per una selva oscura, con i dovuti adeguamenti d’età e la trasposizione sul piano laico, si trattava a tutti gli effetti di un quarantenne alle prese con la sua crisi personale.<br />
Ma non sarà che a forza di aspettarsi una crisi, arrivino l'ansia e la preoccupazione per la stessa?<br />
Non sarà che ad un certo punto a forza di sentirsi ripetere che a quarant'anni sono messi in discussione punti di riferimento, valori e certezze passati, giunti al dunque ci sentiamo un po' delusi dal <i>non provare chissà quale struggimento</i>?<br />
<br />
Una crisi in fondo altro non è che una <i>scelta</i>. Almeno così dice l’etimo della parola.<br />
Allora è sempre tempo di crisi, <b>è ciclicamente tempo di scegliere</b>.<br />
Ma quale scelta? Ha senso scegliere tra i due poli di cui quest'età è il medium: gioventù o vecchiaia? Con l'intera società che spinge verso un unico polo il cui l'imperativo è: invecchiare<b> rimanendo giovani</b>, dentro, fuori, negli abiti, nelle abitudini, negli interessi, nelle attività, nel corpo, nei comportamenti, nella comunicazione - ehi raga'! - ma intanto si scollina dagli anta .<br />
Per le donne poi, <b>invecchiare è diventato un fatto di cui vergognarsi</b>. <br />
<i>Decisamente sopravvalutata la gioventù oggi,</i><b> </b>soprattutto man mano che sfugge.<br />
<br />
Forse la scelta sta nel cogliere o non cogliere <i>le opportunità che l'età di mezzo offre</i>.<br />
Conoscersi (un po') più a fondo, intendere (un po') di più come <i>funziona</i> il mondo, indugiare verso il futuro e saperlo non infinito, aver chiari i propri limiti e aver accolto quelle emozioni, belle e brutte, che ammantano di senso se non i giorni passati, di sicuro quelli che devono ancora venire.<br />
<br />
È guardarsi allo specchio una mattina e scoprire forse che "nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per<i> la diritta via, </i>che <i>la selva oscura era (finalmente) smarrita</i>."<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://4.bp.blogspot.com/-gK7Iuik9dG8/Vp5cEDz2SNI/AAAAAAAACJY/QHnvq8z9Arg/s1600/4060888309_b31eb46ac0_o.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="574" src="http://4.bp.blogspot.com/-gK7Iuik9dG8/Vp5cEDz2SNI/AAAAAAAACJY/QHnvq8z9Arg/s640/4060888309_b31eb46ac0_o.jpg" width="640" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">...nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una strada di colori caldi e forti dipinta, forse un po' malinconici, ma che mi donano molto.<br />
photo in <a href="https://www.flickr.com/photos/seyyed_mostafa_zamani/4060888309/in/photolist-7bR7BF-7ar9TY-78x5Mq-6BipQq-64nnLn-5Er6t7-3F2XDp-3knMZq-3d31LJ-37sydz-rvdyC-5tEPBG-dxMzwv-dmCqdE-dm4q4x-diGiaG-bm16zz-aEeGfA-aD44cE-aAvfgy-5qsrnP-8TGnRf-8PPonW-8PCvvA-8hRiQb-7pDY19-7k672G-7aejKd-6RtUaR-6NNvsG-61VTWY-5VdQP3-5FXzRn-5Byeip-5Acsd6-5rGitd-5rv1rp-4rVzNY-3SpsPr-3nGMoJ-38QMKL-5KfVLt-5B5JXP-5APGkK-5zrZVw-5ubsKi-5tFcMz-BfMMph-AuWLTn-hb2NUV">CC on Flickr</a></td></tr>
</tbody></table>
<br />
<br /></div>
valhttp://www.blogger.com/profile/05039072658832821352noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3975255993318367709.post-84089479290366087492015-12-24T03:27:00.004-08:002015-12-24T03:27:55.937-08:00Gli auguri farlocchi<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
Sono molto "desperate housewife", ma son gli auguri che mi venivano questo Natale!</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
:)</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
E vai di lavatrici!</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-fsy-SX3ZpwA/VnvWQ5sRY1I/AAAAAAAACH0/d_u3IBx-x-c/s1600/Presentazione%2Bstandard1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="636" src="http://1.bp.blogspot.com/-fsy-SX3ZpwA/VnvWQ5sRY1I/AAAAAAAACH0/d_u3IBx-x-c/s640/Presentazione%2Bstandard1.jpg" width="640" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<br />valhttp://www.blogger.com/profile/05039072658832821352noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3975255993318367709.post-42049574273229913472015-12-21T05:38:00.000-08:002015-12-22T01:37:37.635-08:00Six years ago in a galaxy far far away...<a href="http://caosdentroefuori.blogspot.it/2013/09/in-viaggio-per-conoscerti-19-dicembre.html">6 anni fa, in una stanza d'ospedale</a>, sembra un'altra galassia, un universo parallelo; un silenzio innaturale ghigliottina fuori il mondo e le sue assurde priorità. Dalla finestra vicino al letto sebbene non possa alzarmi, si vede la prima neve della stagione ricoprire con perseveranza i contorni della città, sembra ribadire che per un po' nulla esisterà più come prima, scomparirà dagli occhi e dalla mente per catapultarmi nella quarta dimensione, quella dell'intimità dei vissuti e delle relazioni. La neve si scioglierà poco alla volta nel corso della vita quotidiana, riportando alla luce il resto, ma questo avverrà piano, piano fuori da lì.<br>
<div>
<b><br></b>
<b>il Risveglio della Forza ha inizio in quel preciso momento in cui "il prima" viene sepolto.</b><br>
<br>
Diventare madre è un passaggio graduale, un <b>risveglio</b>, a volte brusco altre più dolce, che lentamente conduce alla scoperta di parti di sé sconosciute e al ritrovo di quelle abbandonate.<br>
La nascita del mio primo bimbo mi ha posto di fronte ai diversi miei limiti, soprattutto quelli legati all'accettazione di lasciar andare le cose come vanno.<br>
<b>Con la prima maternità le mie aspettative e la volontà di aver tutto sotto controllo si sono subito scontrate con la realtà</b>.<br>
<a href="https://www.blogger.com/null" name="more"></a><a href="http://caosdentroefuori.blogspot.it/2014/02/ma-perche-vuoi-partorire-casa.html">Desideravo fortemente partorire in casa</a> e tenermi il più possibile a distanza dall'ingerenza di interventi medici non graditi. Poco prima della realizzazione, i miei sogni sono però capitolati di fronte all'evidenza dell'impossibilità: non ero da sola a condurre i giochi, dall'interno del mio pancione si stabilizzava, per volontà o per una congiuntura sfavorevole, una situazione che metteva in discussione tutti i progetti accuratamente programmati.<br>
Non è stato facile accettare.<br>
Se l'idea di partorire fisiologicamente non mi preoccupava troppo, la prospettiva di un cesareo invece mi terrorizzava.<br>
Ho dovuto superare. <b>Ho dovuto prendere le mie certezze</b> faticosamente acquisite e difese, e<b> metterle da parte</b>.<br>
Non era possibile <i>fare </i>diversamente, ma <b>bisognava comunque cogliere il meglio</b>.<br>
Il meglio era averlo tra le braccia, sano, bello e mistico.<br>
Ma con un enorme delusione da consolare.<br>
La delusione di non aver potuto fare <i>a modo mio</i>: non ho "sentito" quando lo hanno fatto uscire, non ho potuto stringerlo per prima, ma solo vederlo di sfuggita, ho avuto tante difficoltà con l'allattamento, il dolore post operazione mi è sembrato insopportabile ed eterno e ho dovuto sostenere il peso di tanta gente intorno infastidita dalla mia frustrazione e che non aveva difficoltà a farmelo intendere!<br>
Ma quello che abbiamo nella testa e nel cuore lo conosciamo solo noi.<br>
<blockquote class="tr_bq">
Perché i sentimenti personali sono il frutto di una storia, la nostra. </blockquote>
Nessuno può riuscire a giudicare dall'esterno, può condividere o non condividere, ma non può definire la pertinenza o meno di un sentimento.<br>
Di quel Natale ricordo che nonostante avessi il mio bimbo fra le braccia, mi sentivo smarrita, perché coglievo una imprevista <b>fragilità </b>in questo nuovo ruolo che da pochi giorni mi apparteneva in modo tangibile e che da subito mi imponeva lo sforzo di abbandonare le <i>mie verità</i>, per farle rinascere all'interno di una relazione sotto la nuova veste di <b>compromesso</b>.<br>Solo col tempo <b>ho capito essere un dono della maternità</b>.<br>
Pagato il prezzo di <i>starci male </i>(il grande tabù odierno: una mamma DEVE essere felice SEMPRE) si scorgono inaspettati punti di vista, si valutano prospettive insolite attraverso cui guardare ai fatti e si accettano gli epiloghi differenti, che dalla nascita via via crescendo, i figli ci chiedono di inventare, costruendo percorsi di vita veri e non preconfezionati.<br>
La maternità, giorno dopo giorno, è per me <b>il risveglio di questa forza</b>.<br>
La forza di perdersi <i> </i>nell'inatteso ogni volta <i>con un briciolo di maggior fiducia </i>in me.<br>
<br>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://3.bp.blogspot.com/-NvanKk26Lms/Vnh4FUPA3xI/AAAAAAAACGE/ahrrpVSUDTg/s1600/m51_lg-664x439.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="422" src="http://3.bp.blogspot.com/-NvanKk26Lms/Vnh4FUPA3xI/AAAAAAAACGE/ahrrpVSUDTg/s640/m51_lg-664x439.jpg" width="640"></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption">La Galassia Vortice vista sia in ottico (rosso, verde e blu) che in raggi X (viola). <br>
Crediti: NASA/CXC/Wesleyan Univ./R.Kilgard, et al; NASA/STScI</td></tr>
</tbody></table>
<br></div>
valhttp://www.blogger.com/profile/05039072658832821352noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3975255993318367709.post-8017460699138694522015-12-16T06:42:00.002-08:002015-12-16T11:33:26.662-08:0010 (+2) buoni consigli da NON seguire per diventare blogger di successo (ovvero dei miei deliri di scrittura digitale)<blockquote class="tr_bq">
Un buon consiglio diamolo sempre a qualcun altro. È l'unica cosa da farne giacché non è di nessuna utilità per noi stessi.<br />
Oscar Wilde, Un marito ideale, 1895</blockquote>
Per la rubrica "<b>sBlOGga il tuo potenziale</b>" oggi spiegherò <b><u>bene</u> </b>come diventare blogger di successo (e contemporaneamente il perché io NON lo sarò MAI, ma questo fa parte della rubrica "<b>autostìGmati</b>" che è tutto un altro dire).<br />
In primis c'entrano sicuramente le abilità di scrittura.<br />
Io personalmente uso la tecnica (improvvisata) della <b>scrultura</b>, ovvero di fronte al vuoto del foglio digitale reagisco gettando un magma di grafemi, parole e punteggiatura in qualche modo collegato ai miei pensieri e sul quale piano piano inizio a lavorare come uno <b>scultore-scrittore</b>: plasmando, rifinendo, spostando, lisciando e soprattutto...togliendo, togliendo, togliendo, devota al motto di Madame De La Fayette "un soldino per ogni parola risparmiata, dieci ogni due", fino a quando una forma leggibile e soddisfacente non emerge dalla materia di bit e pensieri sfusi un tot al chilo.<br />
<br />
<a name='more'></a><br />
<br />
Ma una buona scrittura (beati voi se ce l'avete) non è il solo segreto per emergere.<br />
Fatto salvo che non sia un'operazione semplice quella di farsi notare oggi in una blogosfera infinitamente ricca di contenuti (più o meno) interessanti scritti (più o meno) abilmente, se mai esistesse un metodo per ritagliarsi un piccolo angolino di notorietà, <b>cari lettori esultate </b>perché potete ritrovarlo nei miei "saggi" consigli di blogger "navigata" (<i>maddecchè</i>)...<br />
<b>...MA li dovrete mettere in pratica AL CONTRARIO</b>!<br />
<br />
Cominciamo.<br />
<div>
<br /></div>
<div>
uan - <b>scrivere senza una cadenza regolare</b>.<br />
Per esempio nell'arco di due giorni pubblicare dieci post, poi lasciarsi fagocitare dal mostro cattivo mangia-tempo e dal buco nero dell'inedia e sparire per settimane.</div>
<div>
Riemergere solo quando l'unico commento che giace da tempo in attesa di moderazione inizia a dare segni di auto-decomposizione.<br />
<br />
ciù - <b>scrivere senza una linea editoriale</b>.<br />
Ovvero scrivere di ciò che pare: <a href="http://caosdentroefuori.blogspot.it/2015/11/lavare-mano-delicatamente-ma-con.html">un post serio sull'emergere degli stereotipi di genere</a>, <a href="http://caosdentroefuori.blogspot.it/2015/10/petizione-per-abolire-luso-di-whatsapp.html">uno ironico sulle realtà dei gruppi di mamme su whatsapp</a>, uno faceto su come diventare un blogger di successo. Aggiungere una ricetta estemporanea di una<a href="http://caosdentroefuori.blogspot.it/2015/12/una-minestra-di-sole.html"> minestra di sole</a>, un tutorial <a href="http://caosdentroefuori.blogspot.it/2015/02/neve-soffice-e-lieve-e-finta.html">su come si prepara la neve finta</a> e <a href="http://caosdentroefuori.blogspot.it/2015/02/famolo-strano.html">un articolo serio sull'allattamento</a>, il gioco del disorientamento è fatto. Il lettore non saprà più se si trova sul blog di Muciaccia o sul sito della Leche League.<br />
<br />
tri - <b>essere sempre fuori tempo</b>.<br />
Se l'autunno è finito scrivere un post sull'autunno, quando tutti parlano di <i>Inside Out </i>con slancio lavorare sull'argomento, abbandonare il post dopo poche ore e infine concluderlo (forse) dopo mesi quando ormai più nessuno sa cosa sia.<br />
Non è difficile, con esercizio si possono raggiungere ottimi risultati: <a href="http://caosdentroefuori.blogspot.it/2015/05/una-shopper-speciale-non-solo-per-mamme.html">scrivere il post per la festa della mamma un paio di giorni dopo</a> o il post sul Natale in prossimità di Ferragosto (se pensate sia difficile potete aiutarvi seguendo il palinsesto della programmazione delle puntate di Masha e Orso).<br />
<br />
for: <b>essere Social </b>(ma un po' snob).<br />
Non sia mai che si condivida un post pubblicamente sul proprio profilo identificato con nome e cognome! Vergognarsi un pochino e restringere il gruppo di amici riducendolo ad un drappello di fidatissimi (o ritenuti tali).<br />
Rodersi nell'eterno dubbio social snob: <b> mi si nota di più se condivido o se non condivido per niente? Oppure se condivido un po' in disparte?</b><br />
(Questo approccio ai Social mi ricorda di quella volta che ad un matrimonio ho avuto l'ardire di gridare "E PER GLI SPOSI...." ma quando la platea si è zittita per il seguito, mi è uscito un timido "hip hip" a cui è seguito...il nulla! Tutti han ripreso a parlare compreso il mio accompagnatore che si è girato dall'altra parte per continuare il suo discorso con amici).<br />
Insomma se non ci credi neanche tu in quello che stai dicendo, figurati gli altri!<br />
<br />
faiv - <a href="https://www.facebook.com/caosdentroefuori/"><b>non invitare gli amici a cliccare MI PIACE sulla pagina facebook</b>.</a><br />
In fondo è una scocciatura quando lo chiedono gli altri, perciò essere fedele fino in fondo alla filosofia "non fare piacere agli altri, se non vuoi venga fatto piacere a te" (o qualcosa del genere).<br />
La pagina Facebook otterrà una decina di <i>mi piace</i>, pochi ma buoni, veramente sentiti, come quello della mamma e di un tuo debitore di <i>piaceria</i>.<br />
In compenso voi avrete sparso MI PIACE ai quattro venti.<br />
<br />
sics - <b>non utilizzare foto personali</b>.<br />
Va bene scrivere un blog, ma la privacy dove la mettiamo?<br />
Fregarsene dell'effetto Grande Fratello e proteggere la propria privacy, o illudersi di proteggerla senza cedere alla tentazione di catturare audience giocando <b>sul proprio bisogno narcisistico e sul piacere voyeuristico di chi segue</b>. <br />
Se proprio è impossibile, fotografarsi a pezzi. Non come dopo l'incontro con un maniaco assassino, ma nel senso di fotografarsi per zone anatomiche: i piedi in riva al mare, metà viso, un occhio, la propria ombra. I followers veramente affezionati (o i maniaci assassini di cui sopra) avranno la pazienza di ricostruirvi come in un puzzle.<br />
<br />
seven - <b>non curare la grafica.</b><br />
Illudersi che "con uno smartphone in mano oggi siam tutti fotografi!", scarabocchiare disegni per passione e utilizzare Internet per finalmente divulgare le proprie creazioni urbi et orbi.<br />
Ma siccome nel Web ci son (anche) furbi di sicuro non orbi, si capisce benissimo che è tutto hand made al limite della decenza.<br />
Negare.<br />
Dire che lo si fa per non utilizzare immagini con il copyright e continuare a scarabocchiare e a scattare selfie casalinghi. Completare l'opera lasciando qualche link interrotto qua e là - poi lo metto a posto - e rimandare a domani, ma all'infinito, l'inserimento del widget con i pulsanti social.<br />
<br />
eit - <b>aprire più blog contemporaneamente</b>.<br />
Scrivere un po' di qua un po' di là. Chiuderne uno. Ripensarci. Riaprirlo con un altro titolo. Richiuderlo.<br />
Giurare che sarà l'ultima volta. Ma quasi, quasi...questa è quella giusta <i>melosento melosento</i>.<br />
<br />
nain: <b>scrivere per elenchi.</b><br />
Anche se non si hanno punti a sufficienza per concludere l'elenco.<br />
<br />
ten - <b>Non essere originale</b><br />
Severamente vietato fare copia e incolla, ma ispirarsi allo stile di quel blogger fantastico, a ciò che scrive quell'altro, alla grafica di tizia e ai colori di caio, può essere un ottimo esercizio.<br />
Lasciarsi tentare dal cercare di applicare la formula del successo di qualcun altro, assicurandosi così che non venga mai il proprio turno!<br />
<br />
ten (bis) - <b>continuare imperterriti ad utilizzare Blogspot snobbando Wordpress</b>.<br />
Osservare l'eleganza, la linearità, la pulizia e le potenzialità di Wordpress e come la volpe che osserva l'uva raccontarsi che per oggi <b>Blogspot ha soddisfatto la propria fame di followers</b>.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-O9mV1EfzYkE/VnF22HXWdKI/AAAAAAAACFw/FHRo2bJ_JjQ/s1600/blogwars.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="484" src="http://2.bp.blogspot.com/-O9mV1EfzYkE/VnF22HXWdKI/AAAAAAAACFw/FHRo2bJ_JjQ/s640/blogwars.jpg" width="640" /></a></div>
<br />
Ora parliamo sul serio...<br />
ten (bis bis) - <b>aprire il proprio blog e...sorridergli</b><br />
è evidente: è un blog artigianale, fatto a mano, con tutte le sbavature della mancanza di esperienza e di capacità, ma è il tuo blog, una tua creatura. Ora che lo guardi bene...t<a href="http://www.caosdentroefuori.blogspot.it/2014/03/questo-blognon-me-somiglia-per-niente.html">i somiglia pure</a>!<br />
Probabilmente non sarà mai un <b>blog di successo</b>, ma non importa, sii felice, perché è <b>successo </b>che nascesse (e un po' crescesse) un blog.</div>
valhttp://www.blogger.com/profile/05039072658832821352noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-3975255993318367709.post-9243272927052943932015-12-15T03:02:00.000-08:002015-12-15T06:10:16.325-08:00Una minestra di soleOgni tanto mi invento delle produzioni culinarie che credo (probabilmente a torto) possano interessare al world wide web.<br />
Allora oggi propongo questa <i>complicatissima </i>ricetta per una minestra soleggiata che è piaciuta tanto ai miei bimbi.<br />
<b></b><br />
<a name='more'></a><b>Ingredienti</b>:<br />
- quattro patate<br />
- altrettanta zucca (in peso)<br />
- un piccolo scalogno<br />
Far bollire in acqua le verdure, aggiungere sale q.b. frullare il tutto fino ad ottenere una crema liscia.<br />
<br />
Finito.<br />
<br />
Difficile, vero?<br />
<br />
Ora inizia la parte divertente. Date ai pargoli un cucchiaio con il quale possano disegnare dei raggi di sole tirando la minestra verso il bordo. Aggiungere olio crudo e parmigiano.<br />
I miei figli l'hanno incredibilmente mangiata tutta, dopo aver bisticciato per decidere se fosse il sole o un girasole (visto che abbiamo aggiunto anche qualche semino del bel fiore giallo)<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-sJNE0m_wWgY/Vm_zCa7G27I/AAAAAAAACFg/NzTP6ZmXMRg/s1600/MinestradiSOLE.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="640" src="http://3.bp.blogspot.com/-sJNE0m_wWgY/Vm_zCa7G27I/AAAAAAAACFg/NzTP6ZmXMRg/s640/MinestradiSOLE.jpg" width="640" /></a></div>
<br />valhttp://www.blogger.com/profile/05039072658832821352noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-3975255993318367709.post-73782558596120222572015-12-04T05:00:00.003-08:002015-12-10T08:42:25.505-08:00La famiglia Bélier<a href="http://www.mymovies.it/film/2014/lafamigliabelier/">La famiglia Bélier</a> è un film francese del 2014 che ha avuto un grande successo nelle sale e ha ricevuto infatti anche il premio <i>Salamandre d'or </i>del pubblico.<br />
Il regista dichiara di aver scelto di rappresentare il soggetto <b>famiglia</b>, perché da sempre appassionato al tema e regala al pubblico un film in cui il microcosmo famigliare è al centro degli avvenimenti.<br />
La sua scelta cade sulla descrizione di una famiglia <i>particolare</i>, un escamotage narrativo per esprimere come ogni famiglia sia unica, in quanto composta da individui diversi in una coesa relazione tra loro che influenza e in parte definisce le identità personali.<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://4.bp.blogspot.com/-QyH5GBcsquk/VmGPSdHYcqI/AAAAAAAACFQ/Awr_mJ5JxzM/s1600/La_famiglia_B%25C3%25A9lier.png" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="344" src="http://4.bp.blogspot.com/-QyH5GBcsquk/VmGPSdHYcqI/AAAAAAAACFQ/Awr_mJ5JxzM/s640/La_famiglia_B%25C3%25A9lier.png" width="640" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">"La famiglia Bélier" di Johnny Freak - fotogramma. Con licenza Copyrighted tramite Wikipedia - https://it.wikipedia.org/wiki/File:La_famiglia_B%C3%A9lier.png#/media/File:La_famiglia_B%C3%A9lier.png</td></tr>
</tbody></table>
<a name='more'></a>I temi che vengono sviluppati durante la narrazione cinematografica sono quindi quelli dell'identità individuale, famigliare e di comunità e del loro intreccio, dell'amore inteso anche come passione verso le proprie aspirazioni e della crescita personale.<br />
Di per sé la sceneggiatura segue un cliché conosciuto, teso a ricreare nello spettatore una partecipazione ed identificazione, a volte forzatamente commoventi, con gli avvenimenti e i vissuti degli attori: la protagonista adolescente intraprende un percorso tormentato di scelta tra la realizzazione del proprio essere, verso una consapevole età adulta, e le pressioni dell'ambiente con cui vive a stretto contatto, la famiglia, che le impediscono (inizialmente) di trovare il coraggio di <i>partire per la propria strada</i>.<br />
(Attenzione spoiler!)<br />
Questo copione viene però condito di elementi nuovi: un umorismo e una leggerezza mai sconfinanti nell'eccesso e la rappresentazione delle distanze tra figli e genitori attraverso l'utilizzo di una metafora che non ha fraintendimenti per il pubblico: la condizione sordo-muta da parte di tutti i membri, tranne che per la figlia protagonista, rappresenta l'impossibilità di reale comprensione che può esistere tra persone differenti, nonostante l'affetto, la partecipazione e l'amore da cui possano essere uniti.<br />
Paula, adolescente matura e responsabile, si prende "cura" della sua famiglia, facendo da ponte tra il loro mondo di non udenti e ciò che ruota intorno alla comunicazione verbale. Un compito importante, che essa svolge serenamente affiancando, anche se sempre in seconda battuta, tutti i bisogni di relazione e di scoperta di sé nel mondo di cui un figlio necessita per crescere e che hanno il loro acme con l'adolescenza.<br />
E' infatti durante la sua vita fuori dalla fattoria dei genitori che Paula scopre la sua abilità, poi passione, per il canto: attraverso un linguaggio leggero, mai drammatico, in una situazione che ha del paradossale, il pubblico scopre come le peculiarità degli individui all'interno del nucleo-famiglia possano essere nette e stridenti tra loro: <b>non esistono torti o ragioni</b>, esiste solo l'impossibilità di <i>abbracciare pienamente </i>ciò che l'altro esprime di sé.<br />
Fino a quando Paula non scopre la sua passione per il canto, che rappresenta nel film l'uscita dall'infanzia (anche attraverso l'immagine della prima mestruazione), la comunicazione tra i componenti avviene attraverso un registro egoisticamente, ma umanamente, imposto dai genitori, che non possono <i>tradire</i> la propria identità, molto forte anche nella coppia.<br />
La crasi, la rottura, più o meno turbolenta con ciò che viene trasmesso dai genitori e la vocazione personale ha luogo quindi nell'adolescenza e anche nella famiglia Bélier il cammino verso l'età adulta della figlia maggiore, non si avvia senza scossoni, conflitti, egoismi, litigi e incomprensioni, nel senso letterale! Perché se fino a quel momento l'identità sordo-muta famigliare era stata protetta, ora viene messa in discussione dalle scelte di vita filiali (esilarante è la confessione della mamma ubriaca che racconta alla figlia di aver pianto alla sua nascita per la notizia che ella ci sentisse, <b>non per la gioia</b>, bensì la preoccupazione di avere come figlio un individuo di cui <i>spaventa</i> la diversità-distanza!).<br />
Abbandonare la fattoria e le attività di famiglia per...cantare, quale scelta più bizzarra!<br />
Nella scena della recita scolastica a cui i genitori assistono <b>senza poter, ovviamente, cogliere a fondo il dono della figlia,</b> il regista ci rivela come non si tratti di malevolenza, piuttosto di mancanza (persino fisica) di strumenti di comprensione (nda la comunità sordo-muta francese si è dichiarata molto contraria al film, proprio per lo stereotipo negativo che contribuisce a diffondere su una identità sordo-muta incapace di apprezzare la musica, ma io credo sia solo un espediente del regista, sebbene non totalmente <i>politically correct</i>, per rappresentare questa distanza tra genitori e figli e la <i>sordità </i>dei primi verso le aspirazioni dei secondi).<br />
Per la stessa ragione, vien da riflettere, un padre avvocato o una madre insegnante di matematica, potrebbero <b>non avere gli strumenti cognitivi o culturali per capire</b> <b>le scelte di un figlio</b> attore.<br />
E' dopo l'esibizione canora della figlia però che nella famiglia Bélier si insinua il dubbio.<br />
La scelta di Paula di rinunciare a se stessa ormai è compiuta, non se la sente di uscire dal nucleo attraverso una presa di posizione che rompe gli schemi della famiglia, <b>ma per fortuna il padre fino a quel momento "sordo", ora è disposto <i>a sentire con il cuore </i>e a coinvolgere la moglie. </b><br />
Non si tratta più di capire, ma di <b>accettare</b>. Con <b>fiducia</b>.<br />
Di lasciar andare.<br />
E' un lutto da elaborare, <b>bisogna accettare di stare male</b>, vale sia per l'individuo che per la famiglia: lasciare il nido, partire, confrontarsi da soli con il mondo, scegliere di essere ciò che si sente dentro, tutto ciò comporta l'accettazione dell'incertezza, del rischio, ma sarebbe ben più rischioso e ben più pericoloso rinunciare (o da genitori chiedere ai propri figli di rinunciare)<i> alle proprie ali</i>.<br />
<blockquote class="tr_bq">
<div style="text-align: center;">
<i>"Io mi chiedo, sul mio cammino,</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>se i miei si rendano conto</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>che le mie lacrime hanno bagnato le mie promesse</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>e la voglia di andare avanti.</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Semplicemente credere nella mia vita,</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>vedere ciò che ho promesso a me stessa"</i></div>
</blockquote>
<div style="text-align: center;">
traduzione di una parte del testo di <i style="text-align: center;">Je vole</i><span style="text-align: center;"> </span><span style="text-align: center;">di Michel Sardou</span></div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
Nel video sotto la canzone interpretata dalla protagonista del film. </div>
Non inserisco appositamente la scena finale del canto, per non compromettere l'intera visione del film! :)<br />
<div>
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/WRk1MqUyxJc/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/WRk1MqUyxJc?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
<br />valhttp://www.blogger.com/profile/05039072658832821352noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-3975255993318367709.post-36624658051786829282015-11-28T08:37:00.003-08:002015-11-29T10:11:20.865-08:00Lavare a mano delicatamente (ma con costanza)<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<span style="font-size: 13.5pt;">Si avvicina il Natale. <i>Che
felicità!,</i> cantiamo tutti in coro…<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<span style="font-size: 13.5pt;">Ok. Ci provo, ma con scarsi risultati: non
riesco a simulare.<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<span style="font-size: 13.5pt;">Son contenta che arrivino le festività
natalizie, per carità, ma se da un lato il momento è magico per la gioia e l’intimità
famigliare, dall'altro è indubitabile che sia un periodo stressante di corse
contro il tempo e di lotte contro il budget di spesa! <o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<span style="font-size: 13.5pt;">A dire il vero per quest'ultimo punto non è che servano troppi
ragionamenti: <i>quasi tutto</i> si
concentra in balocchi per il pargolame.</span><br />
<a name='more'></a><span style="font-size: 13.5pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<span style="font-size: 13.5pt;">Come ogni anno in queste settimane, se non
prima, inizia la consultazione serrata di cataloghi natalizi e il fastidioso
martellamento televisivo.<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<span style="font-size: 13.5pt;">Che se della televisione s’è detto molto
in termini di salute, educazione, ore di fruizione, poco si è detto, secondo
me, di <b>quanto sia dannosa, ma veramente,</b><span class="apple-converted-space"> </span><b>la pubblicità rivolta ai ragazzi</b>.<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<span style="font-size: 13.5pt;">Alcuni programmi destinati al pubblico
infantile sono accettabili e per alcuni aspetti anche educativi (diverso è il
discorso quando il target è l’adolescente), ma la réclame no, dell'<span style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: white; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;">intermezzo pubblicitario </span>non
si salva nulla.<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<span style="font-size: 13.5pt;">E' un sopruso legalizzato ai danni delle
generazioni in crescita.<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<b><span style="font-size: 13.5pt;"><br /></span></b>
<b><span style="font-size: 13.5pt;">Assiduo è il martellamento</span></b><span style="font-size: 13.5pt;">. Soprattutto in questo periodo di grassi
affari, il numero e la frequenza degli spot aumenta considerevolmente. Qualcuno
potrebbe obiettare: “…è la legge di mercato, vuoi la tv per i ragazzi
gratis?" Ma <b>perché no</b>?! Programmi televisivi "gratis" e magari anche di
qualità per i ragazzi, è ciò che VOGLIO. I bambini non devono essere l’oggetto delle mire
lucrative di uomini d’affari; essi, per la società in cui vivono, devono essere
<b>PRIMA persone</b> e <b>DOPO </b></span><span style="font-size: 18px;">(eventualmente)</span><b style="font-size: 13.5pt;"> consumatori</b><span style="font-size: 13.5pt;">.</span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<b><span style="font-size: 13.5pt;"><br /></span></b>
<b><span style="font-size: 13.5pt;">Lo stile comunicativo è
fortemente ingannevole</span></b><span style="font-size: 13.5pt;">. Se
un adulto non fa difficoltà (forse) a distinguere tra finzione e realtà, questo
non è vero per i bambini. <b>I bambini
vanno istruiti a non credere alle pubblicità</b>. Il bambino non può sapere che
si tratti di una macchinosa e costosa messa in scena il cui unico scopo è creargli un
bisogno, un desiderio (solo questa ragione potrebbe essere sufficiente a
bandire da una società civile la pubblicità rivolta ad un pubblico minorenne).<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<span style="font-size: 13.5pt;">Qualcuno (forse lo stesso di cui sopra) obietterà che i bambini <i>credono anche alle favole</i> ed è proprio
peculiarità di questa età felice confondersi e perdersi nella fantasia. Questo
però non è vero, perché il linguaggio narrativo della favola e della
storia (anche televisiva) consente di immedesimarsi nei personaggi durante la
narrazione per poi uscire dal registro fantastico appena la favola si conclude,
mantenendo un po’ come nel gioco, il parallelismo tra due mondi ben distinti,
quello fantastico e quello reale. Mondi che si compenetrano e si alimentano, di
spunti dal reale e di insegnamenti, crescita e catarsi dalle favole.<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<span style="font-size: 13.5pt;">La pubblicità propone invece dei modelli interpretativi della
realtà, verosimili, facendo intendere che questi siano validi anche per se
stessi. Non è un “giochiamo a…” fare l’eroe o alla donna “grande”, ma osservo passivamente
altri bimbi come me che si comportano in un certo modo scegliendo determinati
prodotti.<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<span style="font-size: 13.5pt;"><br /></span>
<span style="font-size: 13.5pt;">Strettamente correlata a quest'ultimo punto è la <b>prepotenza dello stereotipo suggerito</b>.<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<span style="font-size: 13.5pt;">Inondazioni di rosa per le femmine, Barbie, bambolotti,
costruzioni rigorosamente a "tema femminile": boutique per lo
shopping o per la manicure e se la tendenza personale è quella di essere <i>una vera giovane ribelle</i>, allora si può
assecondare con giochi d'avventura ma rigorosamente in nuance delicata, per non
rinunciare <i>alla femminilità</i> anche nei
momenti di trasgressione. Mentre per i maschi i valori che emergono sono la
competizione, la forza, il primeggiare, con conseguente rinuncia ad una fetta
importante di possibilità di scelta: la sensibilità, l’estetica, la
solidarietà, per fare qualche esempio.<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<span style="font-size: 13.5pt;">Ci tengo a sottolineare che in questa sede non si vogliono demonizzare le tipologie di modelli proposti. Non c’è nulla di male ad essere
femmina e volersi vestire di rosa e giocare alle pentoline o ad essere maschio
e amare giochi di movimento e competitivi, <b>ma
non c’è nulla di male anche nel viceversa</b>, che raramente viene
rappresentato. <o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<span style="font-size: 13.5pt;">La frequenza con cui <b>uniche</b>
<b>tipologie</b> vengono riprodotte è tale
da connotarle in <b>stereotipi</b>, i quali
incasellano la complessità dell'individuo in categorie preconfezionate.<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<span style="font-size: 13.5pt;">Diversamente succede <a href="http://congedoparentale.blogspot.it/2015/11/il-catalogo-gender.html">nei cataloghi di giocattoli per bimbi dialtri paesi europei</a>, dove si può trovare un bambino che gioca insieme ad una
bambina ai fornelli di una cucina colorata (non di rosa).</span><br />
<span style="font-size: 13.5pt;"><br /></span>
<span style="font-size: 13.5pt;">Certo sarebbe semplicistico puntare il dito contro la pubblicità
televisiva identificandola come “l’origine di tutti i mali”, essendo un mezzo
di promozione di un prodotto al fine di aumentarne le vendite, essa
probabilmente riflette le condizioni attuali della società in cui viene diffusa.</span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<span style="font-size: 13.5pt;">Ma che sia un veicolo o uno specchio di valori sociali e culturali
diffusi, la pubblicità ci informa che siamo ben lontani dal superamento di modelli
che pensavamo appartenessero ad un passato <i>non
emancipato</i>.<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<span style="font-size: 13.5pt;">La realtà oggi è variegata, multi sfaccettata e
variopinta, come tanti sono i colori che dipingono l’identità di ciascun essere
umano che è ben distante da un modello culturale uniforme, ma purtroppo luoghi
comuni e stereotipi che lo supportano, sono ancora troppo diffusi e
rappresentati.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<span style="font-size: 13.5pt;">Il bombardamento di immagini standardizzate soprattutto se non
controbilanciato dall'espressione attiva di una cultura differente, assume la
connotazione di un vero e proprio <i>lavaggio
del cervello</i>, <b>delicato, sì, ma costante</b><i>, </i>che avvia la sua opera negli albori
della infanzia.<o:p></o:p></span><br />
<span style="font-size: 13.5pt;"><br /></span>
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://3.bp.blogspot.com/-nkA4q0Mc8a0/VlnXunoHW_I/AAAAAAAACFA/91546sC2Rnw/s1600/cervellolavatodelicatamente.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="640" src="http://3.bp.blogspot.com/-nkA4q0Mc8a0/VlnXunoHW_I/AAAAAAAACFA/91546sC2Rnw/s640/cervellolavatodelicatamente.jpg" width="640" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Cervello lavato delicatamente ma costanza, diventato tutto rosa, morbidoso e luccicoso!</td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-size: 13.5pt;"><br /></span></div>
</div>
valhttp://www.blogger.com/profile/05039072658832821352noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3975255993318367709.post-22477006793426156132015-11-09T08:04:00.003-08:002015-11-09T09:03:49.925-08:00Pidocchi: dimmi come li affronti e ti dirò chi seiSe sei una mamma non puoi ignorarne la presenza o quantomeno saperne dell'esistenza.<br />
Il meraviglioso <b>mondo dei pidocchi </b>sarà un'amena scoperta tra le altre numerose che si fanno durante questa <i>wonderful experience</i> che è la maternità.<br />
<br />
<a name='more'></a>Quando i tuoi pargoli solcheranno le agognate quanto travagliate soglie del debutto in società attraverso la frequentazione di una scuola, farai la conoscenza a volte indiretta a volte meno, di questi <b>perniciosi inquilini indesiderati</b> del cuoio capelluto.<br />
<br />
Nel mondo ogni mattina quando sorge il sole una mamma si alza, accompagna i figli a scuola e sa che (prima o poi) dovrà ingaggiare una strenua lotta contro di essi, e alla fine uno solo sarà il vincitore (non un pidocchio si spera perché da solo può depositare milioni di uova!).<br />
<br />
A seconda dei mezzi scelti per la lotta, si delineano profili caratteriali che ci distinguono in categorie ben precise.<br />
<br />
La <b>negazionista</b><br />
Proprio non vuole saperne. Come le tre scimmiette, non vede, non sente, non parla. Ma le tre scimmiette almeno tra di loro si spulciano! Lei no. Non <i>sente </i>il monito delle insegnanti ad inizio della scuola, non <i>vede </i>il figlio che si gratta contro i muri per placare il prurito, e soprattutto non <i>parla</i>! Indefessa manda il figlio/la figlia a scuola, insieme ai suoi pidocchi ovviamente.<br />
Il suo pargolo è l'organismo ospite, l'untore misterioso della classe.<br />
<br />
La <b>gorilla</b><br />
Da quando inizia la scuola fino alla fine, lei spulcia i suoi figli.<br />
Le han detto di controllare le teste frequentemente e non perde occasione: dopo il bagnetto, prima di andare a dormire e se c'è la luce giusta anche mentre i pupi mangiano. Il problema per i suoi bambini è quando lo fa ai giardinetti, loro si avvicinano per la merenda e la mamma incurante degli sguardi di tutto il vicinato di quartiere, inizia il <a href="http://www.focus.it/ambiente/animali/che-cose-il-grooming">grooming</a>. Dopo lo spulciamento finalmente si fa merenda, frutta fresca evergreen: banana per i piccoli orango.<br />
<br />
La <b>coming-out</b><br />
Estremamente onesta e sincera, non solo non manda i figli a scuola se rinviene segni di pediculosi, ma fa subito il trattamento per eliminarla. E poi commette...la leggerezza: ingenuamente scrive sul gruppo di whatsapp delle mamme la notizia, per metterle in guardia.<br />
Comportamento ineccepibile. Peccato che suo figlio, in questo modo riconoscibile, al rientro a scuola verrà additato da tutti i compagni e dileggiato pesantemente.<br />
Le mamme del gruppo la ringraziano con faccine e pollicioni, qualcuna azzarda parole di stima "i pidocchi vanno sul pulito!", ma intanto infide, intimano ai figli di stare alla larga dal <a href="https://www.google.it/search?q=pig+pen&client=opera&hs=tqU&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ved=0CAcQ_AUoAWoVChMIk9Hr6sWDyQIVA3kPCh3KigJD&biw=1242&bih=599#imgrc=EDw3-4x-SLfiDM%3A">pig pen</a> della classe.<br />
<br />
la <b>tradizionalista</b><br />
A fini preventivi va giù di aceto pesantemente. Puccette di aceto, shampoo di aceto, abluzioni di aceto.<br />
Esistono due varianti di tradizionalista. La <i>accorta</i>: usa l'aceto dell'ultima fila in basso nel supermercato, ne compra bottiglioni e tira avanti, allungandolo un po' con l'acqua, fino a fine anno e ci passa tutta la famiglia. La <i>gourmet-spendacciona</i>: se proprio deve usare l'aceto, almeno che sia buono! Usa solo aceto balsamico di mele cotogne invecchiato in botti di rovere per 10 anni. Alcuni pidocchi particolarmente sofisticati adorano soffermarsi su queste teste, pasteggiando a forfora e aceto di marca.<br />
<br />
La <b>new age-green</b><br />
Le han detto che il tea tree oil funziona anche per i pidocchi e poiché lo utilizza già per: gargarismi, lavaggi intimi, aerosol, come detersivo, deodorante e anti zanzare, senza colpo ferire, lo usa anche per dissuadere i piccoletti dal prendere residenza sulle teste dei suoi figli.<br />
Probabilmente funziona, ma questa soluzione non tiene alla larga solo i pidocchi. Come per i figli della tradizionalista, i suoi amati pargoli saranno allontanati più o meno da tutti. <br />
Niente timori, spesso i figli dei tradizionalisti e i new age-green riescono a fare gruppo tra di loro.<br />
<br />
La <b>iperpreventiva ansiosa</b><br />
Compra il prodotto preventivo di turno alla pubblicità e glielo spara in testa al figlio/figlia tutte le volte che fa uno shampoo, nella convinzione che ciò allontani per sempre l'incubo degli animaletti e plachi il suo terrore di doverli stanare. Il prodotto in questione utilizzato con questa assiduità aumenterà il rischio di irritazione con conseguente iper-produzione di sebo e forfora. I pidocchi della nuova generazione (e nel loro caso le generazioni nuove insorgono nel giro di qualche ora!) resistenti al prodotto, banchettano nella testa succulenta brindando a beveroni di succoso trattamento.<br />
<br />
La <b>eccessiva</b><br />
Quando si dice sparare ad un moscerino con un cannone. Questa mamma, appena circola la notizia del primo caso di pediculosi, parte in quarta: non perde tempo in spuciamenti, prende tutta la famiglia la sottopone al trattamento anti-pidocchi, lava federe, lenzuola, copri divano, tende, asciugamani, tovaglie, abat-jour...passa tutta la casa e i suoi abitanti con il vaporetto 100 gradi e per sicurezza ripete tutto il ciclo tre volte.<br />
<br />
La <b>sbrigativa</b><br />
Tesorino...vieni qui un attimo? Ed ha già pronta in mano la macchinetta taglia capelli, lunghezza 3 mm.<br />
<br />
La <b>fashionista</b><br />
Sul portale delle mamme sempre perfette, ha letto che il calore brucia le lendini e quindi cosa fa? Piastra i capelli alla figlia!!!<br />
Quando scatta l'allarme pidocchi, gruppetti di bimbe con la messa in piega a piombo si aggirano per la scuola. Alcune di loro, più grandicelle, capita l'antifona, fanno finta di averli pur di farsi la pettinatura da Barbie. Peccato che le lendini si annidano spesso vicino alla radice del capello, dove si spera questa mamma non arrivi con la piastra. Ma non diteglielo, non vorrei provasse con benzina e accendino.<br />
<br />
Questa è una lista con alcuni esempi di reazioni personali ai pidocchi scolastici, non esaustiva perché le mamme son milioni di milioni...ma i pidocchi sono molti di più...alla fine dei tempi vinceranno loro!<br />
<br />
Ringrazio mamma S. , mia amica, per il succulento materiale fornitomi, facendomi leggere i dialoghi (deliranti) sul gruppo di mamme di whatsapp!<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-jlBz79QClPE/VkDJpxl6TLI/AAAAAAAACEs/hNxLVYYsbYk/s1600/PhototasticCollage-2015-11-09-17-26-51.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="640" src="http://2.bp.blogspot.com/-jlBz79QClPE/VkDJpxl6TLI/AAAAAAAACEs/hNxLVYYsbYk/s640/PhototasticCollage-2015-11-09-17-26-51.jpg" width="640" /></a></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://3.bp.blogspot.com/-nRVv6Hu9QFM/VkC4iC2okDI/AAAAAAAACEU/GUl2LWEKvZ4/s1600/magamago555.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="320" src="http://3.bp.blogspot.com/-nRVv6Hu9QFM/VkC4iC2okDI/AAAAAAAACEU/GUl2LWEKvZ4/s320/magamago555.jpg" width="301" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La figlia della fashionista, ormai adolescente, <br />
con i capelli da maga magò dopo averli piastrati per tutta l'infanzia</td></tr>
</tbody></table>
<br />
<br />valhttp://www.blogger.com/profile/05039072658832821352noreply@blogger.com0